L’operazione è avvenuta il 26 gennaio scorso coinvolgendo centinaia di uomini della Polizia di Stato della Squadra Mobile etnea e del Servizio Centrale Operativo, assieme ai Reparti Speciali, coordinati dalla DDA di Catania. Le perquisizioni avvenute durante l’operazione anti-mafia “Minecraft” hanno condotto al ritrovamento di un vero e proprio arsenale, a disposizione del gruppo, significative quantità di stupefacente e danaro in contante.
Gli indagati sono ritenuti, a vario titolo, responsabili dei reati di associazione di tipo mafioso (clan Cappello-Bonaccorsi) con l’aggravante di essere associazione armata, associazione a delinquere finalizzata al traffico ed allo spaccio di sostanza stupefacente e spaccio in concorso delle medesime sostanze con l’aggravante di avere agevolato il clan Cappello- Bonaccorsi
Le indagini erano state avviate in seguito alla scarcerazione di Massimiliano Cappello, fratello del leader Turi Cappello, il 16 giugno 2019 con l’intento di monitorare la riorganizzazione del clan Cappello-Carateddi. In particolare a Massimiliano Cappello e Salvuccio Jr. Lombardo sono stati riconosciuti capi ed organizzatori della cosca mafiosa citata.
La Polizia di Stato, su delega della Procura Distrettuale della Repubblica di Catania, in esecuzione del provvedimento applicativo della misura cautelare della custodia in carcere emessa dal G.I.P. del Tribunale di Catania in data 1.02.2021, ha tratto in arresto:
1. Massimiliano Cappello, cl 1967;
2. Salvuccio Junior Lombardo, inteso “Salvucciu u ciuraru”, cl 1994;
3. Sebastiano Cavallaro, inteso “Seby o baffo”; cl 1992;
4. Renzo Cristaudo, cl 1993;
5. Alessio Finocchiaro, cl 1994;
6. Emilio Gangemi, cl 1975;
7. Giuseppe Spartano, inteso “u Cussotu”, cl 1989;
8. Costei Suru, alias “Mariu u rumenu”, cl.1984,
9. Giuseppe Distefano, inteso “Pumpa”, cl 1977;
10. Giuseppe Francesco La Rocca, alias “Colombrino” cl.1995;
11. Francesco Cavallaro, cl.1985;
12. Domenico Alessandro Messina, cl. 1993, già sottoposto per altra causa agli arresti domiciliari;
13. Giusi Messina, cl. 1975;
14. Giovanni Santoro, inteso “Giuvanni sett’anni”, cl. 1983;
Il provvedimento del G.I.P. è stato altresì notificato in carcere a:
15. Giuseppe Paolo Rapisarda, inteso “Paolo cupittuni”, cl. 1982, già detenuto per altra causa;
Diversi i ruoli ricoperti dai soggetti. Emilio Gangemi ha rivestito il ruolo di factotum per Massimiliano Cappello poiché limitato negli spostamenti dalla Sorveglianza Speciale. Cappello era intenzionato a riprendere in mano le fila del clan organizzando diversi incontri con esponenti storici dell’organizzazione sia nella propria abitazione (monitorata a mezzo di videoriprese) o in quelle di terzi soggetti totalmente estranei al clan.
Oltre l’impegno al comando del clan, Massimiliano Cappello assieme a Emilio Gangemi gestivano una piazza di spaccio nel quartiere di San Giovanni Galermo, affidando a Giuseppe Paolo Rapisarda le operazioni sul campo. Il clan Cappello opera suddiviso anche in altri quartieri con altrettante squadre. Per evitare ogni rischio, i sodali del clan trascorrevano le notti in prossimità degli uffici di Polizia per monitorare l’uscita dei mezzi prodigandosi anche nell’installazione di telecamere nei punti d’interesse, compresa la sede della Squadra Mobile di Catania.
Sono stati diversi i sequestri di droga all’interno dell’operazione Minecraft. Nell’abitazione di Francesco Cavallaro il 28 gennaio 2021: rinvenuti circa 22 chili di marijuana e tutti gli strumenti per pesatura e confezionamento del prodotto. Nell’abitazione di Giuseppe Francesco La Rocca e in quella confinante è stata rinvenuta una vera e propria serra adibita alla coltivazione della marijuana: 73 piantine e tutta l’apparecchiatura relativa necessaria. Durante le operazioni è stato effettuato un sequestro di 188.000 euro in contati e scoperto una santabarbara ben equipaggiata.
Custodia e manutenzione dell’arsenale era affidata a Giuseppe Distefano e Costei Suru. All’interno dell’abitazione del primo sono stati sequestrati 4 giubbotti antiproiettile e svariate armi e munizioni:
• nr.1 pistola mitragliatrice 9×19 marca Luger, priva di segni identificativi, corredata da un caricatore privo di munizionamento con silenziatore;
• nr.1 pistola mitragliatrice calibro 7,65 marca Skorpion calibro 7.65 Browing, corredata da un caricatore privo di munizionamento;
• nr.1 fucile mitragliatore calibro 9 marca Sterling modello MK5, corredata da n°2 caricatori a banana ed un silenziatore avvitato alla canna;
• nr.1 pistola semi automatica modello 70 marca Beretta, calibro 7.65, con matricola abrasa, corredata da un caricatore privo di munizionamento;
• nr.1 pistola semi automatica marca COLT mod Government, calibro 380, corredata da un caricatore priva di munizionamento;
• nr.1 pistola semiautomatica Beretta modello 71 calibro 22 LR, corredata da un caricatore privo di munizionamento;
• nr.1 fucile Beretta modello AR70 Sport, calibro 222R. corredato da un gruppo ottico e n°2 caricatori;
• nr.1 fucile d’assalto tipo Kalashnikov, calibro 7.62 x 39, corredato da un caricatore privo di munizionamento, una busta in plastica trasparente contenente varie cartucce;
• nr.1 fucile d’assalto modello Kalashnikov, calibro 762 x 39 corredato da n° 04 caricatori privi di munizionamento;
• nr.1 fucile d’assalto tipo Kalashnikov, calibro 7.62×39 corredato da caricatore privo di munizionamento ed un sacchetto in plastica contenente n° 51cartucce calibro 762×39.
Il resto delle armi e munizioni del clan è stato rinvenuto e sequestrato nell’abitazione di Sebastiano Cavallaro:
• nr. 1 pistola semi automatica marca Glock mod.20 cal.40sv, matricola parzialmente abrasa completa di caricatore contenente nr.10 cartucce dello stesso calibro;
• nr. 1 pistola semiautomatica marca Beretta mod.92 S cal. 9×19, con canna filettata, matricola obliterata;
• nr. 1 scatola in cartone per munizioni marca Browing Coult con all’interno nr.38 cartucce marca Geco cal.380 a.c.p. ed inoltre nr.1 cartuccia cal.9×19 marca Luger;