Il sequestratore-esattore è stato uno dei componenti del gruppo criminale che il 3 marzo 2016 sequestrò Ignazio Fragalà, noto pasticcere d’origini siciliane ma residente a Pomezia. I Carabinieri della Stazione di Catania Aeroporto hanno arrestato il trentatreenne catanese Francesco Cuffari, in esecuzione di un ordine per la carcerazione emesso dalla Corte di Appello etnea.
Furono sette catanesi a effettuare il sequestro a scopo d’estorsione nel 2016. Il rapimento fu organizzato per ottenere la restituzione di un debito di circa 130.000 euro dal figlio Salvatore Fragalà. In una zona grigia, il figlio avrebbe incassato quei soldi dal clan siciliano Cappello-Carateddi in cambio di cinque chili di cocaina mai consegnati. La Corte di Cassazione ha rigettato i ricorsi presentati dal gruppo criminale (Gaetano Ferrara, Marco Guerrera, Simone Guglielmino, Francesco Maurizio Perna, Antonio Ivano Santangelo, Luca Davide Sardo e Concetto Zanti) condannandoli per un totale di 54 anni di reclusione.
I Fragalà non sarebbero nuovi all’ambiente, vantando un ampio curriculum criminale. Il figlio Salvatore uccise a diciassette anni un coetaneo, poiché sospettato di parlare con la Polizia ed essere un “infame”, mentre il fratello uccise due uomini a Cecchina durante uno scontro dovuto alla droga. Quest’ultimo è diventato un collaboratore di giustizia riferendo i legami della famiglia con i Santapaola a Catania.
Il sequestro d’Ignazio Fragalà fu rocambolesco. L’uomo fu prelevato dalla pasticceria siciliana che gestiva a Torvaianica e caricato a forza su una Mercedes classe B, scortata da un’auto identica. I Carabinieri individuarono le due auto sull’autostrada Salerno-Reggio Calabria ma i rapitori, giunti a Villa San Giovanni, fecero salire il pasticcere in una Fiat Punto. Gli agenti bloccarono il gruppo a Messina.
In un primo momento il pasticcere dichiarò di essere stato rapito, successivamente di aver seguito volontariamente i rapitori. Le dichiarazioni fondamentali del “pentito” Sebastiano Sardo chiarirono definitivamente il quadro. I sette imputati vennero condannati in via definitiva mentre Francesco Cuffari tentò la fortuna scegliendo un processo con rito ordinario: fu condannato a sedici anni e nove mesi di reclusione dalla Corte d’Assise d’Appello del Tribunale di Roma.
La condanna definitiva giunge in questi giorni, dopo quasi cinque anni: Francesco Cuffari è condannato per concorso in sequestro di persona a scopo di estorsione e dovrà scontare una pena equivalente ad anni 11 e mesi 2 di reclusione. L’arrestato, assolte le formalità di rito, è stato rinchiuso nel carcere di Catania Bicocca.