Non è una delle più conosciute ma nell’antichità la leggenda dei fratelli Pii era davvero popolare, al punto d’essere spesso esempio prediletto della Pietas. Il racconto è davvero breve, con un solo particolare riportato in due diverse versioni, svoltosi interamente sull’Etna con la sua forza distruttrice ma benevola.
Ma analizziamo subito il racconto!
Anfinomo e Anapia: Il Racconto della Leggenda
La leggenda narra di Anfinomo e Anapia, due fratelli intenti a lavorare la terra in un campo ai piedi dell’Etna. I due vivevano con i genitori anziani (nell’altra versione paralitici) e mentre lavoravano tutti e quattro nel campo (nell’altra versione i genitori si trovavano in casa) furono sorpresi da una spaventosa eruzione senza via di scampo, lasciando poco tempo alla fuga.
La lava imperversava minacciosa sulla famiglia e d’istinto i due fratelli, mentre gli abitanti tentavano di salvare le proprie ricchezze, tra panico e paura fuggirono pensando solamente a porre in salvo i genitori, i quali non erano in grado di sostenere il rapido passo dei figli (e soprattutto della colata lavica). Anfinomo e Anapia fuggirono attraverso le fiamme che divoravano tutte le case della loro strada, e colti da un grande spirito di sacrificio ed altruismo, oltre che amore incondizionato, decisero di caricare i genitori sulle proprie spalle durante la fuga.
La corsa coi genitori sulle spalle ebbe l’inevitabile conseguenza di non poter sostenere un passo celere, con un epilogo già scritto, mentre la lava incombeva sui due fratelli Pii. Pronti al loro fatale destino, la lava raggiunse la famiglia ma la colata si divise miracolosamente in due rami, nel punto in cui Anfinomo e Anapia poggiavano i piedi sul terreno, per ricongiungersi poco dopo, lasciando così fratelli e genitori incolumi. Gli Dei, mossi dalla pietà filiale per i due fratelli, fecero sì che le fiamme non li toccassero, lasciando loro libero il passaggio.
La leggenda dei due fratelli Pii si susseguì nell’etere del Mondo sin dall’antichità, in cui acquisì fama tale da divenire esempio prediletto di “Pietas”. La celebrità dei fratelli Pii divenne una “gara” d’onore tra Siracusa e la città etnea per chi avesse dato loro culla, facendo al contempo innalzare templi alla pietà filiale, in memoria dell’avvenimento. A Catania gli abitanti consapevolizzarono la leggenda come un vero e proprio miracolo, e mossi da un moto di compassione e ammirazione per il loro caritatevole gesto, soprannominarono Anfinomo e Anapia i “Fratelli Pii” ed il luogo in cui essi passarono incolumi durante la fuga i “Campi Pii”.
La storia dei fratelli Pii era davvero nota in tempi remoti tanto d’aver innalzato templi, scolpito statue e coniate monete in loro onore. La tomba di Anfinomo e Anapia fu posta nel “campo dei fratelli pii” presso il tempio di Cerere. Inoltre si vocifera che la leggenda dei fratelli Pii fu d’ispirazione per Virgilio, nell’episodio in cui Enea fugge dall’incendio di Troia con il padre Anchise sulle spalle. L’episodio sarebbe narrato anche nell’ Appendix Vergiliana come esempio di pietas e devozione filiale, vanto di Catania e spesso rappresentato in monete battute in città.