L’ultima operazione della polizia di Catania, che ha visto donne bulgare schiavizzate e costrette a “battere il marciapiede”, riporta di grande attualità il problema della prostituzione. Un “mercato” che non conosce crisi e che, finora, non è stata mai affrontata in modo adeguato.
La prostituzione è in mano alla malavita e, dalla periferia fino al cuore di Catania, appena si fa buio è impossibile non notare, come ad esempio sul viale Africa, in via Di Prima e nella stessa zona della Stazione, un continuo viavai ed i residenti della zona costretti a subire questo penoso spettacolo. Nel capoluogo etneo e nel suo hinterland, come nel resto della Sicilia, ci sono decine e decine di ragazze che aspettano i clienti sui marciapiedi e ai bordi delle strade. Questi scenari devono spingere le istituzioni ad affrontare il fenomeno della prostituzione senza più falsi pudori e senza più quel perbenismo fine a se stesso.
Il comitato Romolo Murri, attraverso il suo presidente Vincenzo Parisi, sottolinea come oggi bisogna affrontare la questione trovando una soluzione definitiva. Una presa di coscienza che possa assicurare legalità, pulizia e sicurezza per quello che in molte parti d’Europa, e non solo, viene considerato un mestiere a tutti gli effetti. Perché allora non legalizzare la prostituzione come già avviene in molti paesi europei come Svizzera, Germania e Olanda? Qui le ragazze sono sottoposte a rigidi controlli sanitari e pagano le tasse. Milioni di euro di contributi che finiscono nelle casse dello Stato e non in quello della criminalità. Esattamente il contrario di quello che avviene in Italia.