A Potta Uzeda, la porta d’accesso a Piazza Duomo
A Catania darsi appuntamento alla Porta Uzeda è un classico e, per molti catanesi, ritrovarsi “sutta a Potta Uzeda” è un’habitué quotidiana che va mantenuta e rispettata.
Insieme alla Porta Garibaldi, la Porta Uzeda rappresenta un altro tipico esempio di varco catanese, che faceva parte dell’antica cinta muraria cinquecentesca che proteggeva la città e della quale rimane anche questa preziosa e diretta testimonianza. Così resistente e robusta (che sembra che riesca da sola a sostenere l’ingente peso del palazzo dei Chierici ad ovest e del Museo Diocesano ad est), a Potta Uzzeda collega la centralissima Piazza Duomo alla laterale Via Dusmet, permettendo l’accesso in via Etnea a chi proviene dagli Archi della Marina o ha già fatto una capatina a Piscaria, il popolare mercato del pesce catanese.
E mentre si attraversa la Porta Uzeda, anche se di fretta, molti catanesi colgono l’occasione per fermarsi a riprendere fiato e ammirare, quando c’è visibilità, la vista dell’Etna che da lontano sovrasta maestosa sull’intero territorio catanese; mentre altri, con più calma o solo di passaggio, interrompono la loro passeggiata per lasciarsi catturare dai colorati e ricchi negozietti di souvenir, situati ai lati del varco. In sostanza, il suo via vai lo rende un posto molto praticato e conosciuto da tutti i catanesi.
Ma qual è la storia da Potta Uzeda?
Scoprilo, continuando a leggere
Porta Uzeda, la Porta Catanese dei Vicerè
Catania è ricca di monumenti in stile Barocco e la Porta Uzeda ne è una diretta testimonianza.
Fatta costruire, in pietra lavica e marmo, dal Duca di Camastra nel 1695, la Porta Uzeda è dedicata al Vicerè spagnolo allora in carica, Giovanni Francesco Paceco duca di Uzeda, quel Juan Francisco Pacheco Téllez-Girón che divenne insigne sia perché fu l’unico della discendenza spagnola a ricoprire il ruolo di viceré; ma soprattutto per aver contribuito a promuovere la ricostruzione di Catania dopo il terremoto del 1693. Sebbene questo periodo è ricordato da molte fonti come difficile e tormentato per i catanesi costretti a subire il controllo della stravagante e prepotente famiglia Uzeda, la città di Catania volle comunque rivolgerle un gesto di ringraziamento e di riconoscenza, costruendo proprio la porta omonima. Essendo costruita solo in seguito alla colata lavica del 1669 e al terremoto del 1693, la Porta Uzeda rientra a buon diritto tra le porte “nuove” che aprivano dei varchi nell’antica cinta muraria difensiva del ‘500 fatta edificare dal sovrano spagnolo Carlo V e a lui dedicata.
Via via, però, nel tempo, la Porta Uzeda fu oggetto di interventi che ne arricchirono la sua struttura basilare con l’aggiunta di particolari architettonici, come il fastigio marmoreo che, superiore all’arco, nella nicchia centrale, racchiude il busto marmoreo e bianco di Sant’Agata che guarda alla città, accompagnato dall’iscrizione marmorea che recita “D.O.M.Sapientiae et bonis artibus-178”, (“A Dio ottimo massimo, alla sapienza e alle sue belle arti”) e fatto costruire dal vescovo mons. Salvatore Ventimiglia, raffigurato sul grande stemma posto sul balcone sulla porta dalla parte di Via Etnea.
A Proposito della Porta Uzeda, Sapevate che…
La casata spagnola alla quale è dedicata è la stessa che il grande scrittore verista Federico De Roberto (1861-1927) scelse come protagonista del suo romanzo i “Viceré”, capolavoro ambientato nel XIX secolo, nel quale la nobile famiglia Uzeda viene ritratta come prepotente e stravagante e viene scelta come simbolo per alludere ad altri personaggi di potere catanesi e ai loro facili costumi? Per nulla allusiva fu invece la decisione di intitolare agli Uzeda anche l’attuale via Etnea, denominata allora appunto “rua Uceda“.
Un altro interessante particolare della Porta Uzeda è rappresentato dall’effige del Cristo incoronato di spine, che si può vedere attraversando l’arco e che, si narra, sia sopravissuta miracolosamente al bombardamento alleato della Grande guerra, che ne scheggiò lievemente la fronte. Un particolare questo che accostò ancora di più i catanesi alla propria “Potta Uzzeda”, per loro talmente importante da sceglierla come punto di partenza della processione annuale del Fercolo di Sant’Agata e come luogo in cui, fino a qualche anno fa, ogni devoto, provvisto di sacco bianco e di fazzoletto svolazzante alla mano, si dava appuntamento dopo la tradizionale “messa dell’Aurora” dell’alba del 4 febbraio non solo per vedere sorgere il Sole, ma soprattutto per riabbracciare la sua “Santuzza”. Ed è per questo che la Porta Uzeda non è solo un monumento dal prestigio culturale e storico, ma anche un posto che il catanese vero porta nel cuore e che carica di fede e di devozione.
Foto di copertina di Marrina Berretti.