La proprietà degli immobili in via Gallo, occupati abusivamente da alcune famiglie, è del Policlinico di Catania ma in queste ore è l’azienda sanitaria a passare per carnefice, per via di un legittimo sgombero. Il Policlinico prende posizione riguardo l’occupazione abusiva degli immobili di proprietà in via Gallo.
Di seguito il comunicato del Policlinico: «L’Azienda Ospedaliero Universitaria Policlinico “G. Rodolico – San Marco”, guidata da Gaetano Sirna, ha recentemente intrapreso iniziative mirate al recupero degli immobili occupati abusivamente. A tale scopo, è stato adottato un apposito piano di ricognizione straordinaria teso alla valorizzazione del patrimonio immobiliare di proprietà di questa azienda. In merito alla vicenda degli occupanti abusivi degli appartamenti aziendali di via Gallo 4 -6 e via Sant’Elena 6-12, l’Azienda, con deliberazione del Direttore generale ff n. 229 del 08.10.2020, ha dato esecuzione alla sentenza del Tribunale di Catania n. 5599/2016 e della successiva sentenza della corte di Appello n. 1927/2019».
Dopo una prima parte tesa a dimostrare la legittimità dello sgombero (mentre le famiglie che hanno occupato abusivamente gli immobili si tingono di vittimismo), l’azienda sanitaria specifica: «Ciò ha comportato l’avvio di idonee azioni giudiziarie finalizzate al rilascio delle unità immobiliari da parte delle famiglie che le occupano, e al recupero delle somme dovute a titolo d’indennità di occupazione “sine titulo”, oltre al recupero delle spese di lite liquidate nei due gradi di giudizio. L’accordo transattivo proposto nei diversi incontri con l’azienda dal sindacato Sunia, peraltro in rappresentanza parziale di alcune delle famiglie interessate dalla sentenza, è stato giudicato inaccettabile in quanto ben lontano da quanto disposto dal Tribunale di Catania».
Infine, la nota del Policlinico di Catania chiude con una ferrea decisione riguardo l’occupazione abusiva degli immobili: «Tale accordo avrebbe infatti comportato un danno erariale inammissibile per un’azienda pubblica che gestisce risorse pubbliche. Quindi, pur comprendendo lo stato di necessità delle famiglie, l’azienda ospedaliero universitaria non intende ulteriormente tollerare alcuna situazione di illegalità nella gestione dei beni appartenenti al proprio patrimonio».