Una storia che unisce diversi aspetti burocratici e sociali, denotando tutti i limiti e alcuni fallimenti delle istituzioni. Famous Williams è un ventiseienne nigeriano cui unica colpa è stata frequentare dei connazionali alla Cara di Mineo. Dopo tre anni di carcere con una falsa accusa di far parte della mafia nigeriana, il giovane è stato assolto e scarcerato ma tutto ciò gli è costata una gamba.
Famous era stato arrestato insieme ad altri connazionali all’interno del Cara di Mineo poiché considerato un esponente della mafia nigeriana ma lui, ha spiegato, si univa ai componenti del clan ospiti del centro perché erano della sua stessa nazione, trovando naturale stare con qualcuno che parlava la sua stessa lingua e proveniva dalla stessa cultura.
Dopo 3 anni di carcere, Famous è stato assolto dal reato di associazione mafiosa con formula piena. La scarcerazione è avvenuta il 19 gennaio in seguito alla sentenza di assoluzione emessa dalla Corte d’Appello di Catania. Il nigeriano è entrato in carcere in piena forma ma n’è uscito con una gamba sola.
All’epoca della permanenza nel centro di accoglienza del catanese, il nigeriano si era anche ferito il piede con un pezzo di ferro acuminato. L’infezione al piede, nei giorni di permanenza in carcere sarebbe peggiorata di giorno in giorno sino al momento in cui non era possibile ignorare la condizione del giovane.
Trasportato all’ospedale “Cannizzaro” di Catania, Famous ha subito l’amputazione della gamba. Tornato in libertà, il giovane chiede solamente d’ottenere una protesi e poter tornare a vivere. Roberta Butera, dipendente della cooperativa Etnos di Caltanissetta, ha spiegato: «La protesi per lui è fondamentale per poter riprendere la sua vita in maniera quasi normale ed è già pronta così come ci è stato detto dal centro di Caltanissetta che si occupa della realizzazione ma aspettano l’autorizzazione dall’Asp di Caltagirone. Noi non siamo riusciti a metterci in contatto ma ci hanno spiegato che il medico del carcere deve inviare la documentazione riguardante Famous all’Asp di Caltagirone. È un passaggio brevissimo, qualcosa che si potrebbe avere nel giro di nulla, ma come sempre la burocrazia è quella che rallenta i processi. Voglio quindi sollecitare il carcere a inviare tutto perché la protesi ridarebbe la gioia di vivere».