Un traffico di droga di grande entità era in corso a Catania senza problemi poiché protetto da un clan catanese. Sembrerebbe incredibile che si possa creare una rete così oliata e difesa ma è quel che è accaduto nella città etnea. Sono 21 gli arresti e altrettanti i nomi di mafiosi emersi.
Sono 21 persone le destinatarie di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere e 34 kg di cocaina, 400 kg di marijuana, un chilo di hashish, 11.000 piante di cannabis e 38 proiettili calibro 9 sequestrati. Tutti i dati rientrano nel bilancio dell’operazione antidroga “Slot machine” eseguita dalla Guardia di finanza di Catania con l’impiego di ben 140 militari delle Fiamme Gialle in diverse province della Sicilia.
Le indagini sul traffico di droga a Catania e i nomi dei mafiosi
Le indagini hanno fatto luce su una presunta associazione che avrebbero gestito un rilevante traffico di cocaina, marijuana e hashish. Ai vertici del gruppo ci sarebbero stati quattro fratelli Vitale: Franco, di 46 anni, Giuseppe, di 54, Fabio, di 47, e Santo, di 59. Secondo l’accusa avrebbero anche agito da “grossisti” per altri fornitori dediti all’approvvigionamento delle locali piazze di spaccio.
A conclusione di due anni di indagini il Gip Simona Ragazzi, accogliendo la richiesta della Procura di Catania, ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, eseguita dalle Fiamme gialle, nei confronti di 21 persone e disposto il sequestro, finalizzato alla confisca, di 11 attività economiche, sette fabbricati, sei terreni e di 50 rapporti finanziari e depositi.
Secondo la tesi dell’accusa, il gruppo “avrebbe avuto profili di contiguità con il clan Cappello-Bonaccorsi” avvalendosi “del carisma criminale di Santo Aiello, di 63 anni, cognato dei Vitale e noto esponente della cosca per dirimere le controversie legate al traffico di stupefacenti, ottenere più agevolmente i pagamenti loro ‘dovuti’ e garantirsi in ogni caso la copertura necessaria al mantenimento dei traffici illeciti”. I canali principali di rifornimento di droga, sarebbe emerso dalle indagini, sarebbero stati due: il primo con base operativa in Figline Valdarno in Toscana, con a capo Paolo Messina Paolo, di 44 anni, e l’albanese Erion Keci, di 33 anni; e il secondo ai Catania, riconducibile a Salvatore Copia, di 53 anni, e a Nunzio Cacia, di 50.