Continua l’onda favorevole di Giuseppe “Beppe” Fiorello con la sua prima opera da regista, il film “Stranizza d’Amuri” in cui tra i protagonisti vi è una delle stelle dell’ultima edizione di Amici. Il noto attore italiano è stato premiato all’Ortigia Film Festival ma seppur la tematica è importante, soprattutto al confronto con il Territorio e gli anni in cui è incentrata la storia, Beppe sottolinea: «Non volevo firmare un film di denuncia ma ho cercato di costruire dei personaggi con le loro fragilità e le loro debolezze».
Giuseppe Fiorello all’Ortigia Film Festival: «Volevo raccontare l’innamoramento»
Giuseppe Fiorello è stato premiato all’Ortigia Film Festival per il primo film da regista “Stranizza d’amuri”. Durante l’evento, Beppe Fiorello ha voluto specificare la sua visione riguardo il lungometraggio e il significato che per lui ha. Il film ha ricevuto ampi consensi dalla critica e dal pubblico.
Durante la premiazione all’Ortigia Film Festival, Giuseppe Fiorello ha dichiarato: «Volevo raccontare una storia con il massimo della semplicità e volevo raccontare l’innamoramento facendo un film delicato. Non pensavo di fare un film politico ma mi è stato detto che invece era un film estremamente politico. Mi sono ispirato a un fatto di cronaca realmente accaduto che mi aveva profondamente colpito. La mia urgenza era raccontare questa storia e ho cercato di trovare gli attori giusti per il ruolo giusto. Avevo sempre promesso a me stesso e a quei due ragazzi che avrei raccontato la loro storia, a modo mio con la mia visione e ispirandomi liberamente a quei fatti».
Stranizza d’Amuri: il delitto di Giarre del 1980 raccontato dall’occhio di Fiorello
Il primo film di Beppe Fiorello non è una mera prova di vanità, con l’unica volontà di apparire in firma alla regia, ma è la ferrea intenzione di denunciare e sensibilizzare, perché l’orrore del passato non si ripeta nel futuro. Il film è dedicato a Giorgio e Antonio, le vittime del delitto di Giarre avvenuto nel 1980 in provincia di Catania.
La genesi del film Stranizza d’Amuri è raccontata proprio da Fiorello: «Era il 2005 e leggendo un articolo di Repubblica che descriveva quel delitto in modo perfetto, provai un dispiacere fortissimo e compresi lo stato di abbandono di quei due ragazzini che si amavano e dissi a me stesso che li avrei raccontati. Mi auguro che il cinema possa farli vivere di nuovo. Erano stati abbandonati da tutti e ho cercato in tutti i modi di non farli morire e di farli volare via in un viaggio tutto loro».