Nel contesto di una crisi aggravata dagli effetti dei cambiamenti climatici, le eccellenze dell’industria idrica italiana, associate a Utilitalia, si uniscono per mettere al servizio del Paese le proprie competenze e capacità industriali. Questo è quanto emerge dal comunicato stampa del Comune di Palermo.
Il “Patto per l’Acqua”
Una delle iniziative promosse è il “Patto per l’Acqua”, firmato anche dall’Amap, che mira a sostenere politiche nazionali di tutela ambientale e della risorsa idrica, resilienza delle reti e dei sistemi di approvvigionamento, garantendo ai cittadini universalità e qualità dei servizi offerti e gestioni all’altezza delle future sfide.
L’Amministratore Unico dell’Amap, Alessandro Di Martino, sottolinea l’importanza di condividere le esperienze regionali nel settore idrico e di fare sintesi delle buone prassi a livello nazionale. L’esperienza dell’Amap è apprezzata anche a livello nazionale grazie alla progettualità messa in campo negli anni, nonostante gli investimenti necessari per affrontare problemi strutturali e garantire la qualità del servizio, la tutela dell’ambiente e la salute pubblica.
Le aziende aderenti al Patto
Le prime imprese ad aver aderito al “Patto per l’Acqua” sono: A2A, Acinque, Acqua Novara VCO, Acquedotto Lucano, Acquedotto Pugliese, Amap, Ascopiave, Gruppo Cap, CVA, Hera, Iren, MM, Nuove Acque, Publiacqua, Romagna Acque, Smat, Suez, Gruppo Tea e Viveracqua. Queste aziende si impegnano a fare investimenti adeguati alle sfide del cambiamento climatico e chiedono al Governo di supportare questo percorso, affinché anche i territori senza gestore integrato possano crescere.
Le azioni di riforma necessarie
Per poter dispiegare appieno l’efficacia del Patto, le aziende e Utilitalia evidenziano la necessità di quattro azioni di riforma:
1) Superare le gestioni in economia: le imprese si impegnano a intervenire a supporto dei territori ancora non gestiti a livello industriale.
2) Rafforzare le capacità gestionali: introdurre un processo di verifica periodica della qualità e dell’efficienza della gestione, nonché della capacità di finanziamento e di realizzazione degli interventi. Le imprese mettono le proprie competenze a disposizione di enti e gestori per garantire servizi di qualità ai cittadini.
3) Favorire le aggregazioni: facilitare i processi di aggregazione tra aziende, mettendo al centro la gestione ottimale della risorsa idrica. Le imprese si impegnano a consolidare le capacità industriali e gestionali per aumentare gli investimenti e la qualità del servizio complessivo.
4) Sostenere un approccio integrato: abilitare la gestione industriale delle imprese del settore idrico, in coordinamento con gli altri settori, fino alle infrastrutture a servizio dei diversi usi della risorsa idrica. Le imprese si impegnano a realizzare e rafforzare le infrastrutture necessarie al riuso delle acque, alla gestione sostenibile delle acque meteoriche, al recupero di energia e di materia, al drenaggio urbano e agli invasi ad uso plurimo.
Secondo i dati presenti nel comunicato stampa, gli investimenti nel settore idrico sono aumentati del 227% dal 2012, raggiungendo i 4 miliardi di euro annui e una media di 56 euro per abitante. Tuttavia, il gap con la media europea di 82 euro annui per abitante resta ampio, soprattutto nei territori senza gestore integrato. In queste zone, si investono mediamente solo 8 euro l’anno.
Per concludere, il Patto per l’Acqua rappresenta un impegno concreto delle aziende del settore idrico italiano per affrontare le sfide del cambiamento climatico e garantire servizi di qualità ai cittadini. Tuttavia, per ottenere risultati concreti, è necessario accompagnare l’impegno delle imprese con azioni di riforma che riducano la frammentazione, introducano parametri di verifica gestionale, consolidino il settore e promuovano un approccio integrato tra i diversi usi dell’acqua.