L’immagine tradizionale di Santa Lucia reinterpretata con i volti di donne di diverse etnie, che in questi giorni sta facendo il giro del web, non solo ha scatenato reazioni di vario tipo sui social, ma soprattutto ha sollevato vari dibattiti e dispute nel mondo religioso.
Una polemica accesa , infatti, è quella innescata tra la Deputazione della Cappella di Santa Lucia e il progetto MetaBorgata, un’iniziativa ambiziosa volta a ridare vita al rione Borgata.
La Deputazione della Cappella di Santa Lucia e la Basilica Santuario di Santa Lucia al Sepolcro hanno espresso ferma condanna nei confronti di questa scelta, definendola “inopportuna” e sottolineando il mancato rispetto nei confronti della devozione della comunità siracusana. Secondo loro, l’uso di un’immagine così riconoscibile della Martire con volti differenti ha offeso molti cittadini e turbato il sentimento devozionale di chi venera la Patrona.
Dall’altra parte, Viviana Cannizzo, coordinatrice del progetto MetaBorgata, ha difeso la scelta del manifesto, spiegando che l’obiettivo è quello di promuovere l’inclusività e la coesione sociale nel quartiere. MetaBorgata, finanziato dal ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e dalla Regione Siciliana, si propone di affrontare i bisogni dei cittadini attraverso progetti concreti, puntando sulla collaborazione e l’amore per il proprio quartiere.
Cannizzo ha sottolineato che la Borgata è fatta di persone di diverse nazionalità e culture, unite dal desiderio di prendersi cura del proprio quartiere. Ha descritto l’iniziativa come un atto di “strategia umana” basato sull’idea del miracolo, intendendo trasmettere il concetto che ognuno, indipendentemente dalla propria provenienza, può contribuire al benessere della comunità prendendosi cura di ciò che ama.
La controversia ha acceso un dibattito sulla conciliazione tra tradizione e progresso, devozione e inclusività. Molti cittadini si trovano divisi tra difendere la sacralità dell’iconografia tradizionale di Santa Lucia e sostenere l’intento di MetaBorgata di promuovere l’unità e la cura del quartiere attraverso un’interpretazione più aperta e inclusiva della figura della Martire.
Questa disputa ha messo noi della redazione de Il Fatto di Catania davanti ad un quesito: come reagirebbero i catanesi, soprattutto quelli devoti, se anche l’immagine della nostra Santuzza venisse “reinterpretata”? Verrebbe accolto come un atto di inclusione o mancanza di rispetto? A voi l’ardua sentenza!