Il 17 giugno 2022, lungo l’autostrada A1 nel Senese, un tragico tamponamento causato da un camionista di 44 anni, di origini tunisine e residente a Caltagirone, ha provocato la morte di Serena Ursillo, 37 anni, e della sua amica Enrica Macci, 49 anni. L’incidente ha inoltre causato il ferimento grave di altre tre persone.
La sentenza del Tribunale di Siena
Oggi, il camionista ha patteggiato una pena di tre anni e sei mesi, che sconterà agli arresti domiciliari. Il Tribunale di Siena ha anche disposto la revoca della sua patente di guida. L’incidente è stato dettagliatamente ricostruito dall’ingegnere Mario Vangi, perito incaricato dal pubblico ministero Niccolò Ludovici della Procura di Siena, con la collaborazione dell’ingegnere Nicola Bartolini di Studio3A-Valore, consulente di una delle parti offese.
Ricostruzione dell’incidente
Secondo la ricostruzione, l’imputato, alla guida di un autoarticolato Iveco General Trailer, si accorse troppo tardi del traffico bloccato a causa dello smantellamento di un cantiere. Nonostante una brusca frenata all’ultimo momento, il camion travolse i veicoli che lo precedevano. La prima vettura colpita fu una Volkswagen T-Roc, che venne spinta verso la corsia di sorpasso, ribaltandosi e scontrandosi con altre due auto ferme, una Kia Niro e una Opel Karl. Gli occupanti di questi veicoli sopravvissero, seppure con gravi ferite e fratture.
Le vittime
Il camion continuò la sua corsa travolgendo una Fiat Panda, guidata da Enrica Macci, con a bordo Serena Ursillo, e una Fiat Punto. Le due donne, entrambe residenti in provincia di Terni e in viaggio verso Chianciano per un corso di qualificazione per allenatori di volley, morirono sul colpo. La Fiat Panda si ribaltò e finì nel cassone del camion, mentre la Punto si incastrò sotto un altro autoarticolato, causando gravi ferite anche al suo conducente.
Le accuse e il patteggiamento
Il pubblico ministero ha imputato al camionista la “colpa generica” e la violazione di diverse norme della circolazione stradale, tra cui il superamento del limite di velocità (84 km/h in un tratto dove il massimo consentito per quella categoria di veicolo era 80 km/h) e il mancato rispetto dei periodi di guida e di riposo previsti dal regolamento comunitario. La perizia ha stabilito che l’incidente sarebbe stato evitabile con una guida più attenta e rispettosa delle norme.
Oggi, durante l’udienza preliminare, il camionista ha chiesto e ottenuto di patteggiare la pena, ammettendo le proprie responsabilità e accettando la condanna.