Il traffico clandestino di alcol dall’Europa dell’Est: in Italia la distillazione illegale è ancora viva

Un fiume di alcol illegale dall’Est Europa: così in Italia si distilla ancora sottobanco

VENEZIA – Un’operazione di vasta portata, condotta dai finanzieri di Treviso, ha portato alla luce una frode di grandi proporzioni riguardante l’introduzione in Italia di alcol di contrabbando dall’Est Europa. L’indagine ha svelato la presenza di una vasta rete di laboratori clandestini e società fittizie, utilizzate per produrre e distribuire illegalmente bevande alcoliche. In due anni, sono stati importati circa un milione di litri di alcol etilico, con un’evasione complessiva di accise e Iva pari a 11,5 milioni di euro.

Venti persone sono indagate a vario titolo per reati quali la sottrazione all’accertamento e al pagamento delle accise sulle bevande alcoliche, l’irregolarità nella circolazione di prodotti sottoposti ad accisa, l’alterazione di contrassegni dell’Amministrazione Finanziaria, la ricettazione, e la contraffazione di marchi e sostanze alimentari. Durante il corso delle indagini sono stati sequestrati 85.000 litri di alcol etilico, due camion e tre laboratori clandestini, dotati di tutto il necessario per la produzione illegale di superalcolici: imbottigliatrici, etichettatrici e tappatrici.

Il modus operandi della rete criminale prevedeva l’importazione dell’alcol etilico dalla Polonia, Slovenia e Serbia e il suo trasporto in Italia attraverso il valico di Tarvisio. Gli indagati etichettavano l’alcol come liquido igienizzante, biocida, lavavetri o disinfettante, con destinazioni fittizie all’estero, come Malta, per eludere i controlli e risparmiare sulle accise, che ammontano a 10,3552 euro per litro.

Le indagini hanno avuto inizio a gennaio 2023 quando, durante un controllo di routine al casello autostradale di Venezia Est, fu scoperto che un camion trasportava illegalmente 26.000 litri di alcol etichettato falsamente come disinfettante. Da quel momento, sotto il coordinamento dell’autorità giudiziaria di Udine, l’inchiesta ha preso un’intensa direzione investigativa, con pedinamenti, appostamenti, videoriprese e l’analisi di tabulati telefonici.

Seguendo il flusso dell’alcol, i finanzieri hanno scoperto e sequestrato tre laboratori clandestini: uno in provincia di Foggia, in un capannone di 300 metri quadri; un secondo in una falegnameria dismessa in provincia di Napoli, dove cinque persone sono state sorprese a imbottigliare e etichettare superalcolici e il responsabile è stato arrestato; e un terzo in provincia di Caserta, in un immobile costruito senza permessi, dove l’alcol subiva processi chimici e di filtraggio per renderlo cristallino.

Le autorità hanno individuato 12 società di copertura nelle province di Napoli, Caserta, Salerno, Roma, Milano e Foggia, utilizzate per simulare l’importazione dei prodotti igienizzanti. Fondamentale è stata la collaborazione con l’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato e con il Laboratorio chimico dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli di Venezia, che hanno analizzato i campioni di alcolici sequestrati.

Le analisi hanno rivelato la presenza di sostanze tossiche nelle bevande alcoliche, come alcol isopropilico, glicole etilenico e metanolo, oltre le soglie legali, comportando un rischio significativo per la salute umana. Per questo motivo, oltre agli altri reati, è stata contestata anche la contraffazione di sostanze alimentari.

L’operazione della Guardia di Finanza di Treviso ha rappresentato un’importante vittoria nel contrasto ai traffici illeciti. Un commento delle Fiamme Gialle evidenzia l’importanza del controllo costante della viabilità primaria e secondaria e il presidio del territorio per prevenire fenomeni simili in futuro.