Trump agli Americani: “Sono qui perché Dio era dalla mia parte, realizzeremo la più grande deportazione della storia”
ROMA – “Dio era dalla mia parte”. Con queste parole, Donald Trump ha aperto il suo discorso di accettazione della candidatura alle presidenziali americane. Il Tycoon ha attribuito alla divina provvidenza la sua salvezza dal recente attentato avvenuto a Butler, in Pennsylvania, durante un comizio elettorale.
Sul palco della Convention nazionale repubblicana a Milwaukee, Trump ha parlato per circa novanta minuti, alternando appelli all’unità nazionale a durissime critiche contro l’amministrazione Biden. “Non dovrei essere qui stasera”, ha dichiarato, mostrando la benda all’orecchio destro, copertura della ferita riportata nell’attacco. Ha raccontato che il proiettile dell’assassino è arrivato a un soffio dalla sua vita grazie a un leggero movimento del capo mentre osservava un grafico sull’immigrazione. “Ho sentito un forte sibilo e qualcosa colpirmi, davvero, davvero forte, all’orecchio destro”, ha spiegato.
“Sono davanti a voi per la grazia di Dio onnipotente”, ha continuato Trump, per poi baciare l’elmetto di Corey Comperatore, il capo dei vigili del fuoco ucciso nella sparatoria di Butler. “Come americani, siamo legati insieme da un unico destino e da un destino condiviso. Ci alziamo insieme. Oppure andiamo in pezzi”, ha affermato, sottolineando la necessità di unità nazionale.
Nonostante il clima travagliato, Trump ha dimostrato una determinazione incrollabile parlando di “creare un governo al servizio del popolo americano” e ringraziando gli americani per il sostegno ricevuto nei giorni seguenti all’attentato.
UNA SOLA MENZIONE BIDEN
Benchè il discorso fosse pieno di critiche alle politiche di Joe Biden, Trump ha menzionato direttamente il suo rivale solo una volta, definendolo “uno dei peggiori presidenti della storia”. L’incertezza continua a gravare sulla candidatura di Biden, recentemente ritiratosi in quarantena dopo essere risultato positivo al Covid-19. Si susseguono le voci che vedono principali esponenti democratici, tra cui Barack Obama, mettere in dubbio la possibilità di una sua rielezione.
“LA PIÙ GRANDE DEPORTAZIONE DELLA STORIA”
Trump non ha risparmiato aspre critiche sulle politiche migratorie, impegnandosi a completare la costruzione del muro al confine meridionale e promettendo “la più grande operazione di deportazione nella storia del nostro Paese”. Ha descritto l’immigrazione clandestina come “un’invasione che uccide centinaia di migliaia di persone all’anno” e ha colpevolizzato gli immigrati per l’aumento della criminalità, dipingendo un quadro cupo della situazione economica, con “i generi alimentari aumentati del 50%, la benzina del 60-70% e i tassi ipotecari quadruplicati”.
L’APPELLO ALL’UNITÀ NAZIONALE
In un mix di attacchi e appelli all’unità, Trump ha dichiarato: “Insieme, lanceremo una nuova era di sicurezza, prosperità e libertà per i cittadini di ogni razza, religione, colore e credo. Mi candiderò a diventare presidente di tutta l’America, non di metà dell’America, perché non c’è vittoria nel vincere per metà dell’America”.
Resta dunque l’attesa per conoscere se sarà Joe Biden a sfidarlo nella corsa alla Casa Bianca, con le prossime ore che si annunciano decisive per gli sviluppi futuri.