Tutti gli errori del presidente Biden: una "gaffe machine" inarrestabile
ROMA – Non è un segreto che il presidente Joe Biden sia famoso per le sue gaffe. Dalle battute fuori luogo ai lapsus, il presidente degli Stati Uniti ha collezionato una serie di figuracce che lo hanno messo più volte in imbarazzo. L’ultimo episodio è di appena dieci giorni fa, durante la conferenza stampa di chiusura del vertice NATO a Washington.
Zelensky scambiato per Putin e la Harris per Trump
In un momento che ha lasciato tutti a bocca aperta, Biden ha confuso il presidente ucraino Zelensky con il suo acerrimo nemico Putin. Non contento, pochi secondi dopo ha chiamato la sua vice Kamala Harris con il nome del suo avversario politico, Donald Trump. Questo incidente è arrivato pochi giorni prima dell’annuncio ufficiale del presidente di ritirarsi dalla corsa alla Casa Bianca.
Un record di gaffe che comincia da lontano
Ma Biden non è nuovo a simili scivoloni. "Io sono una gaffe machine," ha ammesso scherzosamente lui stesso. Anche durante il suo mandato come vice presidente di Barack Obama, Biden ha collezionato una serie di errori clamorosi. Uno dei più noti risale al 2008, quando durante la sua campagna elettorale descrisse Obama come "il primo afroamericano in politica eloquente, brillante, pulito e di bell’aspetto," un commento che suscitò accuse di razzismo.
L’episodio "Alzati Chuck"
Sempre nel 2008, durante un comizio in Missouri, Biden invitò con entusiasmo il senatore Chuck Graham ad alzarsi per godersi gli applausi. "Dai alzati Chuck!" Peccato che Chuck fosse paraplegico e non poteva alzarsi. Un momento imbarazzante che è rimasto nella memoria di molti.
Gaffe internazionali
Anche sul fronte internazionale, Biden non ha mancato di fare errori. Nel 2010, mise in imbarazzo l’ex premier irlandese Brian Cowen dicendo: "Sua madre ha vissuto per 10 anni a Long Island, che riposi in pace." Purtroppo, era il padre di Cowen ad essere deceduto, non la madre.
Confusione tra premier britannici
Uno degli errori più clamorosi avvenne nel 2019, quando in un discorso Biden confuse Margaret Thatcher con Theresa May, dicendo: "Margaret Thatcher è seriamente preoccupata per gli Stati Uniti sotto la guida di Donald Trump." La Lady di Ferro era morta nel 2013, mentre May era l’allora premier britannico.
Commenti inappropriati sui bambini
Sempre nel 2019, Biden fece un commento che fu criticato come razzista quando disse che "i bambini poveri sono altrettanto brillanti e altrettanto talentuosi dei bambini bianchi," correggendosi poi con "bambini ricchi, bambini neri, bambini asiatici."
Fine citazione
Nel contesto di un discorso ufficiale, Biden fece un altro errore leggendo pedissequamente dal teleprompter. "È interessante notare che la percentuale di donne che si sono registrate per votare è sempre superiore alla percentuale di uomini che lo fanno," concluse, aggiungendo per errore "fine citazione, ripetere frase." Questo incidente fu ampiamente riportato e ridicolizzato dai media.
Putin e la guerra in Iraq
Nell’anno corrente, parlando con i giornalisti prima di volare a Chicago, Biden fece una clamorosa gaffe confondendo l’Ucraina con l’Iraq. Alla domanda sullo stato di indebolimento di Vladimir Putin, rispose: "Sta chiaramente perdendo la guerra in Iraq. Sta perdendo la guerra in casa."
Incidenti fisici e ultime conseguenze
Non si possono dimenticare anche episodi come la caduta dalle scalette dell’Air Force One durante una visita in Polonia lo scorso febbraio. Questo evento ha alimentato ulteriormente i dubbi sulle condizioni fisiche del presidente. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata però la performance sotto tono nel confronto con Donald Trump il 27 giugno scorso, che ha decisamente messo in discussione la sua candidatura e portato alla sua recente dichiarazione di ritiro.
Conclusivamente, la lunga lista di gaffe di Joe Biden, ampiamente documentata e discussa, ha avuto un ruolo significativo nel determinare la sua decisione di ritirarsi dalla corsa per la presidenza. Gli errori del presidente, da sempre presenti nel suo percorso politico, sono diventati un simbolo della sua figura pubblica e, in molti casi, hanno messo in dubbio la sua effettiva capacità di governare.