Il sindacato dei giornalisti avverte Meloni: le liste di proscrizione minacciano la democrazia!

Il sindacato dei giornalisti attacca Meloni: “Liste di proscrizione un rischio per la democrazia”

In una dura risposta alle recenti dichiarazioni della premier Giorgia Meloni, la Federazione Nazionale Stampa Italiana (Fnsi) ha esposto la sua preoccupazione riguardo concetti che evocano la creazione di vere e proprie “liste di proscrizione” contro i giornalisti. La segretaria generale Alessandra Costante e il presidente Vittorio di Trapani hanno messo in guardia contro una deriva illiberale che minaccia la libertà di stampa e il diritto all’informazione.

“Il concetto dei ‘giornalisti anti Meloni’ ricorda fin troppo da vicino le liste di proscrizione,” ha affermato Costante. Questo tipo di linguaggio, secondo i leader del sindacato, è inaccettabile e rischia di riportare l’Italia verso pratiche che hanno caratterizzato periodi bui della sua storia.

Il comunicato evidenzia come il vero compito di un giornalista sia di “informare liberamente, difendere la libertà di stampa e la dignità del giornalismo.” Questo richiamo alla missione fondamentale della professione arriva in un momento in cui le tensioni tra il governo e i media si sono intensificate, con la premier che sembra aver adottato un approccio più diretto e, per alcuni, divisivo nei confronti dei settori dell’informazione che non condividono le sue posizioni.

La Fnsi ha quindi accolto queste affermazioni come un campanello d’allarme per tutti coloro che credono nei valori democratici e nel pluralismo informativo. “Come se per fare il proprio mestiere un giornalista dovesse indossare una casacca o farsi mettere un guinzaglio,” ha aggiunto il sindacato, sottolineando l’assurdità di tali pretese.

Con la democrazia italiana messa alla prova da diversi fattori, la Fnsi invita a una riflessione profonda su cosa significhi oggi fare informazione, e sulla necessità di proteggere non solo i diritti dei giornalisti ma anche quello del pubblico di ricevere notizie accurate e libere da qualsiasi pressione politica.

Questa dichiarazione del sindacato potrebbe rappresentare solo l’inizio di un acceso dibattito su libertà di stampa, diritti civili e responsabilità governative. Resta da vedere come risponderà il governo a queste accuse e quale sarà l’evoluzione del dialogo tra l’esecutivo e il mondo dell’informazione.