Tragedia in carcere a Ferragosto: un 36enne perde la vita a Parma

Suicidio in carcere: la tragedia di un 36enne a Parma

PARMA – La serata del 15 agosto si è trasformata in un dramma al carcere di Parma, dove un uomo di 36 anni ha deciso di porre fine alla sua vita. Il detenuto, di origine tunisina, si trovava nella sezione isolamento della struttura penitenziaria, in un’area ad alta sorveglianza, dove era stato trasferito solo il giorno prima. Il tragico gesto si è consumato intorno alle 19.40, con il giovane che ha scelto di impiccarsi nella propria cella.

Questo evento segna un ulteriore capitolo tragico nella cronaca delle morti in carcere, che dall’inizio dell’anno ha visto un aumento drammatico dei suicidi. Con la morte di ieri, il totale è salito a 66, un dato allarmante che non tiene conto dei sette agenti della Polizia penitenziaria che si sono tolti la vita. La situazione nelle carceri italiane appare dunque sempre più critica e preoccupante.

Il tunisino, incarcerato per reati di ricettazione e traffico di stupefacenti, avrebbe dovuto concludere la sua pena il prossimo anno. La notizia ha sollevato l’indignazione e la preoccupazione tra i rappresentanti del sindacato. Gennarino De Fazio, segretario generale della Uilpa Polizia penitenziaria, ha commentato con fermezza: “Mentre gran parte della politica si ricorda delle visite in carcere solo a Ferragosto e si approvano leggi insoddisfacenti, i suicidi continuano a crescere in maniera inarrestabile”.

Il sindacalista ha anche richiamato l’attenzione sulla carenza di organico, con oltre 18.000 unità di Polizia penitenziaria mancanti, sottolineando che le tensioni tra gli operatori sono a livelli altissimi. “I nostri agenti sono stremati e lasciati soli di fronte a situazioni sempre più critiche. È tempo che il governo prenda atto della realtà e metta in atto misure efficaci”, ha aggiunto De Fazio.

Oltre al tragico suicidio, la serata di Ferragosto ha visto anche un episodio di evasione dalla Casa Circondariale di Avellino. Un detenuto, approfittando della mancanza di sorveglianza adeguata, è riuscito a fuggire, ma è stato rintracciato poco dopo dalle forze dell’ordine.

Con l’aumento delle tensioni e con il numero di suicidi in costante crescita, la domanda che molti si pongono è: quali siano le soluzioni reali e concrete che il governo ha intenzione di adottare per affrontare questa emergenza? Le parole del ministro della Giustizia, Carlo Nordio, sembrano destare scetticismo, e si teme che annunci inconsistente non portino al cambiamento necessario in un sistema penitenziario in difficoltà.

In attesa di risposte e interventi efficaci, il dolore e la disperazione di chi vive in carcere e di chi lavora per garantire la sicurezza e la dignità umana continuano a rappresentare una ferita aperta nel nostro paese.