Gaza, l’Onu porta alla luce le difficoltà degli aiuti a causa di blocchi e strade distrutte

Gaza, l’Onu: “Blocchi e strade distrutti ostacolano gli aiuti”

Roma, 26 agosto 2024 – Il Programma Alimentare Mondiale (Pam) delle Nazioni Unite lancia un allarme preoccupante sulla situazione a Gaza, evidenziando come le attuali condizioni del territorio stiano compromettendo gravemente la distribuzione degli aiuti umanitari. Con soli due o tre valichi di frontiera aperti, “a luglio è potuta entrare a Gaza circa la metà dell’assistenza alimentare richiesta”, e ad agosto si prevede un risultato simile.

L’agenzia ONU denuncia che le operazioni di soccorso sono notevolmente ostacolate dall’intensificarsi del conflitto, con livelli di fame definiti “catastrofici”. Per questo motivo, il Pam è stato costretto a ridurre il contenuto dei pacchi alimentari destinati alla popolazione. Anche i centri di distribuzione e le cucine comunitarie stanno affrontando enormi difficoltà nel fornire aiuti fondamentali ai bisognosi.

Le strade danneggiate dalla guerra complicano ulteriormente le operazioni umanitarie. Crateri e detriti, frutto dei bombardamenti, rendono la guida complessa e pericolosa per i camionisti. “Tra due mesi, le strade potrebbero diventare inutilizzabili a causa delle piogge e delle inondazioni previste”, avverte il Pam, sottolineando l’urgenza di un intervento per garantire l’accesso agli aiuti.

In mezzo a questo dramma, c’è una leggera speranza: le cucine comunitarie nel nord di Gaza stanno finalmente iniziando a fornire pasti caldi con verdure fresche, segno di un piccolo miglioramento nella capacità di risposta alle necessità alimentari. Tuttavia, la situazione generale rimane tragica, con la maggior parte della popolazione che vive in tende o baracche di fortuna, spesso in aree vulnerabili alle inondazioni.

Il contesto umanitario si complica ulteriormente con l’ennesimo bilancio tragico: negli ultimi 24 ore, Gaza ha registrato una trentina di nuovi morti a causa degli attacchi aerei, tra cui un raid contro una scuola-rifugio nel campo profughi di Nuseirat, che ospitava migliaia di sfollati. Il numero esatto delle vittime rimane incerto.

Intanto, l’ospedale di Al-Aqsa, l’ultimo funzionante nel centro della Striscia, vede centinaia di persone fuggire in seguito all’ordine di evacuazione delle autorità israeliane. Pazienti e famiglie sfollate, che avevano trovato rifugio nella struttura, sono ora costrette ad abbandonarla in un momento di massima fragilità.

La situazione si complica ulteriormente: i recenti colloqui di pace in Egitto si sono rivelati infruttuosi, continuando a mantenere la tensione alta. Israele prosegue le sue operazioni, mentre Hamas denuncia l’uccisione di cinque militari israeliani a Khan Younis. Nel contesto di questo conflitto non risolto, l’inumanità e la sofferenza della popolazione di Gaza continuano a salire.

In un momento in cui l’aiuto umanitario è più che mai necessario, il compito di garantire la sicurezza e l’accesso alle risorse per i cittadini di Gaza appare sempre più difficile. La comunità internazionale è chiamata a riflettere su come affrontare questa crisi umanitaria senza precedenti.