La madre di Saman ora è in carcere a Reggio Emilia (il marito a Modena)
REGGIO EMILIA – Nazia Shaeen, madre di Saman Abbas, è stata recentemente trasferita nel carcere di Reggio Emilia. Saman, una giovane pakistana di soli 18 anni, fu tragicamente uccisa il 1 maggio 2021 in un atto di violenza familiare che ha suscitato indignazione e discussione in tutta Italia. La madre, insieme al marito Shabbar Abbas, era fuggita in Pakistan poco dopo la scomparsa della figlia, prima che il suo corpo venisse trovato.
Nazia Shaeen, 51 anni, è stata condannata all’ergastolo nel processo di primo grado, insieme al marito, per il coinvolgimento nell’omicidio della figlia. La sentenza è stata emessa in un contesto di brutalità familiare, in cui Saman aveva cercato di ribellarsi alle imposizioni familiari riguardo al proprio futuro. La donna potrebbe essere stata l’esecutrice materiale del delitto, un aspetto che ha ulteriormente alimentato l’orrore per questa vicenda.
Dopo la cattura avvenuta nel maggio 2024, Nazia Shaeen è stata estradata in Italia il 22 agosto grazie a un mandato di cattura internazionale emesso da Interpol e al supporto delle autorità pakistane. Questo trasferimento ha permesso alle autorità italiane di poter procedere in modo più efficace nelle indagini e nelle eventuali ulteriori azioni legali.
Attualmente, Nazia si trova presso il carcere reggiano di via Settembrini, conosciuto come “la Pulce”, a breve distanza da Modena, dove è detenuto anche il marito Shabbar Abbas. Entrambi i coniugi affrontano accuse estremamente gravi, e la loro detenzione rappresenta un passo verso la giustizia per Saman.
Un altro condannato in relazione a questo caso è lo zio paterno di Saman, Danish Hasnain, condannato a 14 anni di carcere per aver collaborato con le autorità nel ritrovamento del corpo della nipote. Tutti i condannati coinvolti sono attesi nelle prossime udienze di appello che si svolgeranno presso la Corte d’Appello di Bologna.
La vicenda di Saman Abbas non solo ha messo in luce la problematica dei matrimoni forzati e della violenza di genere, ma ha anche scosso profondamente l’opinione pubblica, portando a una maggiore attenzione sulle dinamiche familiari e culturali che possono contribuire a simili tragedie. La speranza è che la giustizia possa finalmente avere il suo corso e che altre giovani come Saman possano vivere senza paura di subire violenze in nome di tradizioni anacronistiche.