Cannabis light: la Camera respinge lo stralcio, si conferma la linea dura sul ddl sicurezza
di Redazione
ROMA – La Camera dei Deputati ha recentemente votato, respingendo con un margine di 53 voti, lo stralcio dell’articolo 18 del ddl sicurezza, che stabilisce norme restrittive sul commercio della cannabis light. Questo provvedimento conferma il divieto di importare, lavorare e vendere le infiorescenze di canapa, nonché prodotti derivati come olii essenziali.
Le decisioni adottate dall’Aula hanno suscitato un forte malcontento tra le forze di opposizione e i rappresentanti di un settore che conta oltre 30.000 lavoratori in Italia. Angelo Bonelli, esponente di Alleanza Verdi e Sinistra, ha dichiarato che il governo "mette fuori legge un asset produttivo", lamentando la perdita di posti di lavoro e contestando la noconformità della legge italiana rispetto a quella europea.
La votazione in Aula ha avuto luogo in un contesto teso, nonostante la sospensione, decisa dal Tar del Lazio, di un decreto ministeriale del 27 giugno scorso, che applicava restrizioni significative su questo settore. Di fatto, le nuove disposizioni legislative si ripercuoteranno negativamente nei confronti di molti imprenditori che operano nella filiera della cannabis light.
Cosa prevede l’articolo 18
L’articolo 18 del ddl sicurezza modifica le norme sulla coltivazione e filiera agroindustriale della canapa, in particolare introducendo un divieto di cedere, lavorare e commercializzare le infiorescenze della pianta di Cannabis sativa. Questa decisione arriva con l’intento di tutelare la sicurezza pubblica e prevenire rischi legati a comportamenti devianti collegati all’assunzione dei prodotti.
Di contro, le minoranze denunciano quella che definiscono una "linea proibizionista" da parte del governo, accusando l’esecutivo di equiparare la canapa alle sostanze stupefacenti. Le voci dell’opposizione sostengono che queste norme mettono a repentaglio posti di lavoro e minano la dignità di un’intera filiera economica.
Reazioni e conseguenze
La reazione all’interno della Camera è stata accesa. Debora Serracchiani del Partito Democratico ha chiesto di rinviare la votazione, invitando a coinvolgere il Ministero dell’Agricoltura per un approfondimento. Dall’altra parte, Marco Grimaldi, promotore dello stralcio, ha criticato il governo per non volersi confrontare con la realtà imprenditoriale, puntando il dito contro le mafie che, a suo dire, beneficeranno della nuova normativa.
L’associazione Imprenditori Canapa Italia (ICI) ha risposto a talune affermazioni, sostenendo che le loro aziende operano in conformità con la legge 242/2016 e sottolineando che la vendita dei fiori di canapa ha finalità legittime e non produce effetti stupefacenti.
Mentre sul piano politico la situazione si fa sempre più complessa, resta da vedere quali saranno le ripercussioni pratiche di queste decisioni sugli attori di un settore produttivo che si era fatto largo nonostante le incertezze normative. La disputa sulla cannabis light rappresenta un ulteriore capitolo di un acceso dibattito che coinvolge salute, economia e legalità nel panorama legislativo italiano.