Iran, l’attivista sottolinea che la battaglia per Masha Amini e le altre continua senza sosta

Iran: la lotta per Masha Amini continua, parola all’attivista Parisa Nazari

A due anni dalla drammatica morte di Mahsa Jina Amini, la giovane iraniana che ha perso la vita mentre era in custodia della polizia morale, il movimento "Donna, Vita, Libertà" si dimostra più attivo che mai. La resistenza, infatti, è viva e si esprime in molte forme di disobbedienza civile, come dichiarato dall’attivista Parisa Nazari, residente in Italia e portavoce del movimento "Woman Life Freedom for Peace and Justice".

“Non si spara più nelle strade né si osservano scene violente di giovani arrestati”, spiega Nazari, sottolineando come, nonostante i cambiamenti nel modus operandi della repressione, la polizia morale continui a monitorare le donne. Quelle che non indossano il velo o che sono mal velate rappresentano una forma di protesta pacifica, sebbene consapevoli delle punizioni che possono affrontare. “Le donne che sfidano il regime sono migliaia”, avverte Nazari, evidenziando il crescente rischio di arresto e punizioni severe.

La realtà in Iran è ancora segnata da gravi violazioni dei diritti umani. Amnesty International ha recentemente documentato un aumento allarmante delle condanne a morte nel paese, che sono passate da 576 a 853 nel 2023. Attivisti come Sahdy Alizadeh mettono in luce le conseguenze drammatiche per le donne che osano ribellarsi, che vanno dalla confisca dell’automobile alla perdita del lavoro.

“La giustizia e la democrazia si stanno combattendo anche all’interno delle carceri”, afferma Nazari, menzionando la determinata voce di Narges Mohammadi, premio Nobel per la pace 2023, che continua a lottare per i diritti umani nonostante la sua reclusione. Mohammadi sta richiedendo che l’apartheid di genere venga riconosciuto come un crimine contro l’umanità, invitando la comunità internazionale a prendere posizione contro i regimi oppressivi.

L’anniversario della morte di Amini coincide con le prime settimane di governo del presidente Masoud Pezeshkian, che durante la sua campagna elettorale aveva promesso maggiore libertà di espressione e un atteggiamento meno violento nei confronti delle donne. Tuttavia, “non ho fiducia in lui”, afferma Nazari, denunciando l’asservimento del nuovo governo alla guida suprema Ali Khamenei e la negativo risposta della popolazione, che ha disertato le elezioni con una partecipazione ridotta del 60%.

Le leggi discriminatorie continuano a colpire non solo le donne, ma anche minoranze religiose, etniche, artisti, scienziati, e chiunque alzi la voce contro il regime. “Chiunque esprima dissenso viene brutalmente perseguitato”, aggiunge Nazari.

In un contesto di lotta per la libertà, si segnala la vicenda di due giovani rifugiate iraniane, Maysoon Majidi e Marjan Jamali, attualmente sotto processo in Italia con accuse di traffico di esseri umani. L’attivista Nazari sottolinea l’importanza della solidarietà da parte delle istituzioni italiane e chiede un intervento immediato in favore di queste donne, detenute in circostanze che suscitano gravi dubbi legali.

La lotta per la giustizia e i diritti umani in Iran è ben lontana dall’essere conclusa. Le parole di Parisa Nazari ci ricordano che “la memoria di Masha Amini vive e ispira la resistenza di milioni di persone” a combattere contro l’oppressione.