Foggia sotto choc: 20 medici e infermieri indagati per omicidio colposo dopo la morte di una giovane paziente
Foggia – La tragica morte di Natascia Pugliese, una ragazza di 23 anni di Cerignola, ha suscitato un’ondata di indignazione e preoccupazione in tutta la comunità. Dopo un delicato intervento chirurgico, Natascia è venuta a mancare il 4 settembre scorso, suscitando reazioni violente da parte di familiari e amici all’interno del Policlinico “Riuniti”. Oggi, la situazione si aggrava ulteriormente: venti operatori sanitari sono ora sotto indagine per omicidio colposo.
Lavoratori del Policlinico “Riuniti” hanno ricevuto avvisi di garanzia in seguito al decesso della giovane. L’indagine si concentra sul presunto errore medico che potrebbe aver portato alla tragica fine di Natascia, già gravemente ferita in un incidente avvenuto mentre utilizzava un monopattino. Durante il ricovero, sono emerse complicazioni tali da richiedere un intervento complesso, il cui esito si è rivelato fatale.
Un evento che ha colpito non solo la famiglia della ragazza, ma anche l’intero personale sanitario, coinvolto in un aggressivo confronto a seguito della morte. Infatti, i familiari della giovane, in preda alla disperazione, hanno aggredito il personale dell’ospedale, costringendoli a barricarsi in una stanza per sfuggire alla violenza. Le immagini di quell’assalto — descritte come “in stile Gomorra” — hanno fatto rapidamente il giro del web, generando una serie di dibattiti sui temi della sicurezza nei luoghi di cura.
Martedì, la Procura attenderà i risultati dell’autopsia, che sarà condotta dal professor Vittorio Fineschi. Questo passo risulta fondamentale per chiarire non solo le cause della morte della giovane, ma anche le eventuali responsabilità dei sanitari coinvolti. I medici e infermieri indagati hanno ora la possibilità di nominare un consulente di parte, che potrà assistere durante l’autopsia e contribuire con valutazioni mediche.
La sorella di Natascia ha condiviso la propria angoscia attraverso i social, dichiarando: “La mia famiglia ha fatto la guerra peggio di Gomorra. Mia sorella è stata uccisa da loro.” Queste parole evidenziano il profondo dolore e la frustrazione di chi si sente tradito da un sistema sanitario che dovrebbe garantire la salute e il benessere dei pazienti.
L’inchiesta in corso mira a fare luce su una vicenda che ha scosso non solo il Policlinico, ma l’intera comunità foggiana. La famiglia della vittima, assistita dall’avvocato Francesco Santangelo, sta cercando giustizia e chiarezza su quanto accaduto. Un appello per la trasparenza in un caso che, per tanti, rappresenta un dramma difficile da superare.