La rivolta dei campioni prima della Champions: “Si gioca troppo, non ci resta che scioperare”
In una stagione che promette di essere la più intensa nella storia della Champions League, la tensione tra i calciatori sta raggiungendo livelli critici. Ieri il portiere del Liverpool, Alisson, ha espresso la sua frustrazione, mentre oggi il centrocampista del Manchester City, Rodri, lancia un chiaro avvertimento: “Siamo vicini allo sciopero”. Queste affermazioni sottolineano un malcontento crescente tra i giocatori, stanchi di un calendario densissimo che sembra ignorare il loro benessere.
Rodri ha parlato in termini allarmanti, affermando che la situazione attuale è insostenibile. “Se lo chiedi a qualsiasi giocatore, ti dirà la stessa cosa; non è l’opinione di Rodri o altro. È l’opinione generale dei giocatori.” La preoccupazione non è soltanto legata al numero esorbitante di partite – che quest’anno potrebbe raggiungere le 80 – ma anche al rischio sempre più alto di infortuni. “Tra 40 e 50 è il numero di partite in cui un giocatore può esibirsi al livello più alto”, ha evidenziato, aggiungendo che “quando non sono stanco rendo meglio”.
Le parole di Rodri sono in sintonia con il sentire di molti colleghi, tra cui Alisson, che ha già sottolineato come “nessuno chiede ai giocatori cosa pensano prima di aggiungere più partite”. Questo disinteresse da parte delle istituzioni sportiva pone i calciatori in una posizione difficile, costretti a fronteggiare non solo le conseguenze fisiche ma anche quelle psicologiche di un sovraccarico di impegni.
In vista della Champions, che inizierà questa settimana, l’invocazione a prendersi cura degli atleti diventa più urgente che mai. “Non tutto è denaro o marketing”, ha ribadito Rodri nel suo sfogo, richiamando l’importanza della qualità del gioco e il rispetto per la salute degli atleti. “Qualcuno deve prendersi cura di noi perché siamo i personaggi principali di questo sport.”
Il coro dei giocatori sta guadagnando visibilità, e l’idea di uno sciopero, a lungo considerata impossibile in un mondo così commerciale, sta diventando un tema quanto mai attuale. Se l’esasperazione dovesse continuare a crescere, il calcio potrebbe dover affrontare una rivoluzione impensabile fino a poco tempo fa. Con i giocatori che si fanno portavoce di un malessere collettivo, il dibattito sulle modalità e sulle regole del gioco potrebbe subire cambiamenti radicali. La Champions è alle porte, ma la salute e il benessere degli atleti dovrebbero essere messi al primo posto in questa discussione.