Israele chiude la sede di Al Jazeera a Ramallah: un attacco alla libertà di stampa
Oggi, 22 settembre 2024, l’esercito israeliano ha effettuato un irruzione negli studi dell’emittente Al Jazeera a Ramallah, ordinando la chiusura delle attività per un periodo di almeno 45 giorni. Questa operazione militare rappresenta un ulteriore passo nella repressione delle voci critiche nei confronti del governo israeliano e ha suscitato indignantemente la reazione della rete qatariota, che ha denunciato un “atto criminale” volto a oscurare i fatti riguardanti la guerra in corso a Gaza.
Secondo quanto riportato da Al Jazeera, i militari hanno sequestrato le attrezzature e impedito il normale svolgimento delle operazioni. L’emittente ha ammesso di aver documentato l’incursione delle forze israeliane, sottolineando l’importanza di una copertura imparziale e obiettiva del conflitto.
In una nota ufficiale, Al Jazeera ha dichiarato: “Questa azione è il risultato della decisione del gabinetto del primo ministro Benjamin Netanyahu, risalente a maggio, di chiudere le operazioni della rete in Israele”. L’emittente ha definito le misure adottate da parte delle autorità israeliane come draconiane e prive di fondamento, evidenziando il loro obiettivo silenzioso ma preciso: impedire l’accesso a informazioni vitali sulla guerra e sull’occupazione dei territori palestinesi.
“Questi raid illegali non sono solo un attacco ad Al Jazeera, ma un sopruso contro la libertà di stampa e i principi del giornalismo”, si legge nella nota. La rete, nonostante i continui tentativi di repressine, ha affermato il suo impegno a garantire che la realtà della situazione nei territori occupati e gli effetti devastanti della guerra siano riportati con integrità.
Le azioni di Tel Aviv non sono nuove. A gennaio, la Knesset ha approvato la cosiddetta “legge Al Jazeera”, che conferisce al governo israeliano il potere di chiudere emittenti straniere ritenute pericolose e di sequestrarne le attrezzature. Questa legge ha già portato alla chiusura della sede israeliana di Al Jazeera, come comunicato dallo stesso Netanyahu tramite i social media.
La mancanza di libertà di espressione e di stampa continua a essere un tema centrale nel dibattito internazionale sul conflitto israelo-palestinese. L’operazione di oggi ha riacceso le preoccupazioni per la sicurezza deontologica e operativa dei giornalisti nel territorio, in particolare in un periodo di tensioni crescenti e violenze diffuse.
In conclusione, la chiusura di Al Jazeera a Ramallah non è solo un episodio isolato, ma un’indicazione preoccupante della crescente repressione della libertà di stampa in una regione già martoriata dalla guerra. Con il conflitto che continua, le prospettive di una vera informazione rimangono sempre più incerte.