L’assestamento dell’economia italiana: l’Istat rivela una crescita al di sotto delle attese
In un contesto economico già complesso, le ultime stime fornite dall’Istituto Nazionale di Statistica (Istat) non fanno che aggiungere ulteriore preoccupazione: nel 2023 il tasso di variazione del Prodotto Interno Lordo (Pil) in volume è stato rivisto al ribasso, attestandosi al 0,7%, inferiore di 0,2 punti percentuali rispetto alle stime pubblicate lo scorso marzo.
La revisione, pubblicata il 23 settembre 2024, ha coinvolto anche i dati degli anni precedenti, rivelando che il Pil nominale del 2021 è risultato superiore di circa 21 miliardi di euro, mentre per il 2022 e il 2023 la revisione ha mostrato incrementi rispettivamente di 34 e 43 miliardi di euro. Questa revisione mette in luce un cambiamento significativo nella rappresentazione dei livelli del Pil e degli aggregati economici, benché l’impatto sui tassi di variazione sia stato limitato.
L’Istat ha sottolineato che il Pil in volume del 2023 ha finalmente superato i massimi pre-crisi finanziaria del 2008, un dato che, sebbene incoraggiante, è temperato dalle nuove previsioni più moderate. Nel contesto europeo, la revisione generale dei conti economici nazionali ha portato a innovazioni nei metodi e nelle fonti di dato sia per l’Italia che per altri Stati membri.
Un’analisi più approfondita delle componenti economiche mostrano dinamiche contrastanti: nel 2023, gli investimenti fissi lordi sono aumentati in volume dell’8,5%, mentre i consumi finali nazionali hanno registrato un incremento dell’1,2%. Al contrario, le esportazioni di beni e servizi sono aumentate solo dello 0,8%, e le importazioni hanno subito una flessione dello 0,4%.
Il settore industriale ha mostrato segnali di contenimento, con un declino del valore aggiunto in volume dell’1,6%, mentre l’agricoltura ha registrato una diminuzione del 3,5%. In contrasto, il settore delle costruzioni ha registrato una significativa crescita del 6,7%, insieme a un incremento dell’1,1% nei servizi. Particolarmente notevoli sono stati i progressi nel comparto delle attività immobiliari e in quello dell’arte e dell’intrattenimento, entrambe con una crescita del 5%.
Dal punto di vista delle finanze pubbliche, il debito netto delle Amministrazioni pubbliche in rapporto al Pil si attesta al -7,2%, migliorando rispetto all’-8,1% registrato nel 2022. Anche se i segnali economici possono apparire misti, la revisione dei conti indica una certa resilienza nell’economia italiana, con la crescita che continua a riflettere un contesto comunque sfidante.
In conclusione, pur riconoscendo che il tasso di crescita del Pil è stato lievemente rivisto al ribasso, il contesto economico non sembra completamente negativo. L’incoraggiante aumento degli investimenti e alcune aree di crescita nei servizi potrebbero rappresentare segnali di ottimismo per il futuro, anche se resta da monitorare attentamente l’andamento complessivo dell’economia italiana nei prossimi mesi.