L’Italia e il Piano Albanese sui Migranti: Critiche e Controversie
ROMA – La gestione dei flussi migratori continua a sollevare polemiche anche oltreconfine, e l’ultima in ordine di tempo proviene dal Regno Unito. Il Guardian, uno dei principali quotidiani britannici, ha pubblicato un editorial che mette in dubbio il “modello Albania” adottato dal governo italiano di Giorgia Meloni, affermando che si tratta di un piano "totalmente senza senso".
L’editoriale, firmato da Lea Ypi, professoressa di teoria politica alla London School of Economics, evidenzia come questa strategia migratoria sia basata su premesse problematiche. Secondo Ypi, l’idea che la migrazione sia intrinsecamente un problema e che le restrizioni severe possano rappresentare una soluzione è profondamente discutibile. Inoltre, il concetto di detenzione extraterritoriale non sembra fungere da deterrente efficace, contrariamente a quanto sostenuto dai sostenitori di tale modello.
Le critiche si concentrano su tre principali aspetti. Primo, Ypi afferma che il modello Albania non rappresenta una vera innovazione, ma un modo per trasferire la responsabilità del problema migratorio a un altro Paese, allontanando la questione da un necessario coordinamento a livello europeo. Questo approccio, secondo l’autrice, rischia di creare precedenti pericolosi, dove ogni Stato membro dell’UE possa cercare soluzioni isolazioniste ai propri problemi, complicando ulteriormente il già complesso panorama dell’immigrazione in Europa.
Secondo punto di vulnerabilità del piano è il principio di non-refoulement, parte della convenzione ONU del 1951 che proibisce il rimpatrio di persone verso Paesi considerati non sicuri. Nonostante il governo italiano sostenga che l’Albania sia un Paese sicuro, ci si interroga sul perché categorie vulnerabili come donne incinte e bambini siano esentate dall’accordo.
Infine, vi è una questione economica significativa: l’accordo tra Italia e Albania prevede che l’Italia si faccia carico di tutti i costi relativi alla costruzione e gestione dei centri di detenzione. Le stime indicano una spesa complessiva di 670 milioni di euro, un importo che supera i costi di gestione dei migranti all’interno dei confini nazionali. In sostanza, il piano sembra garantire solo l’”invisibilità” dei migranti, una soluzione che, secondo Ypi, non ha senso dal punto di vista politico, legale ed economico.
Nel concludere, il Guardian pone una domanda cruciale: “Come può una soluzione priva di logica essere ancora considerata pragmatica?” L’editoriale suggerisce che la risposta risieda nella ricerca di consenso politico e nella strategia di comunicazione del Partito Laburista, testimone di una maggioranza fragile e in cerca di sostenitori, persino a costo di allinearsi alle proposte più radicali.
Mentre il dibattito sull’immigrazione continua a infiammare gli animi, la sorta di “visibilità” giuridica e morale dei migranti rimane una questione spinosa e di difficile risoluzione, tanto in Italia quanto nel resto d’Europa.