U maccu che favi, storia e curiosità di un’antica minestra catanese
A Catania esiste una gustosa minestra che, ancora oggi, va cucinata in molte cucine e che i catanesi chiamano “u maccu ri favi”, uno dei piatti più antichi e rappresentativi della cucina contadina siciliana, le cui origini risalgono a tempi remoti, citato persino da Plinio il Vecchio come plus fabata, un cibo considerato sacro.
Questa pietanza, a base di fave bollite e ridotte in una crema densa, rappresenta non solo la semplicità della cucina contadina, ma è anche simbolo di storie e tradizioni che riflettono l’anima della Sicilia. Il termine “macco” deriva dal latino maccare, che significa schiacciare, e fa riferimento alla preparazione in cui le fave secche, dopo essere state cotte in acqua, vengono ridotte a purea. In passato, il macco era il piatto principale per molte famiglie povere, soprattutto nei periodi di carestia, quando costituiva spesso l’unico alimento disponibile.
Le fave (vicia faba) sono una coltura fondamentale in Sicilia, sia per il loro utilizzo in cucina sia per la loro funzione agricola. Venivano seminate nei campi durante gli anni di riposo del terreno, contribuendo a migliorare la fertilità del suolo grazie alla loro capacità di arricchire la terra di azoto. A differenza dei Romani, che associavano le fave ai riti funebri e al mondo dei morti, i Siciliani le utilizzavano quotidianamente, sia fresche che secche, e questo legume divenne una risorsa imprescindibile per la loro dieta. Nonostante fosse considerato un cibo povero, il macco è diventato nel tempo un piatto apprezzato e diffuso, soprattutto nell’entroterra siciliano e nella provincia di Catania. In passato, i braccianti agricoli ricevevano spesso una scodella di macco come pasto principale durante le giornate di duro lavoro nei campi, poiché le fave, ricche di proteine, fibre e sali minerali, rappresentavano una fonte di energia essenziale. La ricetta tradizionale del macco prevede l’ammollo delle fave secche per una notte intera, seguita da una lenta cottura fino a ottenere una consistenza morbida, che viene poi schiacciata fino a formare una purea vellutata. A questa si aggiunge finocchietto selvatico, per un aroma fresco e caratteristico, e olio extravergine d’oliva, per arricchire il sapore.
U maccu e la festa di San Giuseppe
Il macco di fave è particolarmente legato alla festa di San Giuseppe, celebrata il 19 marzo. La leggenda narra che, durante una terribile carestia, i siciliani pregarono San Giuseppe per porre fine alla siccità, e quando la pioggia finalmente arrivò, salvarono i raccolti e allestirono la “Tavola di San Giuseppe” come segno di ringraziamento, dove il macco di fave occupava un posto d’onore. Ancora oggi questo piatto continua a essere preparato nelle case e nei ristoranti siciliani, soprattutto nelle zone rurali. In particolare, la città di Leonforte, in provincia di Enna, è famosa per la produzione di alcune delle migliori fave dell’isola, e il macco di fave di Leonforte è considerato una delle espressioni più autentiche di questa antica tradizione culinaria.
Nonostante il passare del tempo, il macco di fave rimane un simbolo della capacità della cucina siciliana di trasformare ingredienti semplici e poveri in piatti ricchi di storia e sapore. Questo piatto, che un tempo era il cibo dei poveri, oggi rappresenta una parte essenziale dell’identità siciliana, dimostrando come la tradizione e la cultura possano sopravvivere e continuare a raccontare storie di resilienza e creatività attraverso la cucina.
Se vuoi preparare u maccu di fave a casa tua, segui in dettaglio la ricetta.
Ricetta do maccu con le fave
Ingredienti
Per preparare u maccu che favi, occorre:
350g di Fave secche decorticate,
1 cipollotto,
1 carota,
1 spicchio di aglio,
se si vuole, finocchietto selvatico,
q.b. olio extravergine d’oliva,
q.b. sale,
q.b. pepe.
Procedimento
Per preparare u maccu bisogna:
-sciacquare abbondantemente le fave secche e riporle in ammollo per almeno due ore;
-pulire il cipollotto e la carota e tritarli;
-soffriggere cipolla e carota, con lo spicchio d’aglio e l’olio;
-scolare le fave dal liquido di ammollo e aggiungerle al soffritto; mescolare e salare;
– durante la cottura, mescolare nuovamente, aggiungendo acqua tiepida per rendere morbida e idratata la minestra;
-servire il macco di fave ben caldo e cremoso ultimando con pepe, finocchietto selvatico tritato (se si vuole) e olio a crudo.