L’Iran Solo nella Guerra Contro Israele: L’Assenza dei Paesi Arabi
In un contesto di crescente tensione tra Iran e Israele, emerge un elemento sorprendente: nessun Paese arabo si è concretamente schierato al fianco di Teheran nel conflitto. Questa riflessione è stata elaborata dall’editorialista del Corriere della Sera, Federico Rampini, il quale offre un’analisi che scuote le fondamenta delle alleanze tradizionali in Medio Oriente.
Rampini sottolinea come, nell’ultimo anno, si sia assistito a un’assenza clamorosa da parte delle nazioni arabe. “La guerra si è espansa, ma i Paesi arabi non si sono lasciati coinvolgere, se non occasionalmente per supportare Israele nel intercettare missili iraniani e per fornire aiuti umanitari a Gaza,” afferma Rampini, evidenziando il distacco dei paesi del Gulf Cooperation Council (GCC) dalla strategia iraniana.
Un’indagine più approfondita da parte dell’editorialista rivela che la maggior parte del mondo arabo attribuisce la responsabilità dei conflitti regionali all’Iran, celebrando invece le operazioni militari israeliane contro Hezbollah, il gruppo libanese sostenuto da Teheran. Rampini cita Thomas Friedman del New York Times per annunciare la crescente animosità nei confronti di Hezbollah e del suo leader, Hassan Nasrallah: “In Libano e in molte zone del mondo arabo, Hezbollah è detestato per aver preso in ostaggio il Paese.” I social media esplodono con messaggi di gioia per la caduta del leader militante, un chiaro segno della frustrazione arabo contro l’influenza iraniana.
Un fattore che potrebbe mitigare la gravità dell’aggressione iraniana è rappresentato dall’implementazione degli accordi di Abramo, che hanno visto il riconoscimento ufficiale di Israele da parte di Emirati Arabi Uniti, Bahrain, Marocco e Sudan nel 2020. In un incontro a New York durante l’Assemblea Generale dell’ONU, Rampini ha chiesto ai rappresentanti emiratini della situazione attuale, apprendendo che “i rapporti con Israele vanno a gonfie vele,” una testimonianza della crescente cooperazione tra gli Emirati e lo Stato ebraico, anche in tempi di conflitto.
Anche l’Arabia Saudita si sta dimostrando più cauta, non essendo ancora pronta a riconoscere ufficialmente Israele, ma condivide un sentimento di preoccupazione nei confronti della minaccia iraniana. “La minaccia esistenziale per il Medio Oriente è l’Iran,” avverte Rampini, riferendo la percezione comune tra le potenze arabe della regione.
Dal confronto tra le aspirazioni di progresso economico delle monarchie del Golfo e la repressione instaurata dal regime iraniano emerge una frattura profonda. Da quando i paesi del Golfo hanno adottato politiche di modernizzazione laica, hanno accumulato ricchezze e offerto opportunità ai loro cittadini, contrapposto alla miseria e corruzione che caratterizzano la vita in Iran. Rampini osserva che “l’Iran, se solo aprisse gli occhi su questa realtà, potrebbe trarre insegnamenti fondamentali dalle sue difficoltà attuali”.
L’analisi di Rampini non solo illumina la solitudine dell’Iran nel panorama geopolitico, ma invita anche a una riflessione più ampia su come le scelte politiche e gli interessi economici stiano guidando le alleanze nel tumultuoso scenario del Medio Oriente.