Emergenza umanitaria in Libano: oltre un milione di sfollati e paura a Beirut
Roma – “A Beirut materassi sui marciapiedi, in Libano è catastrofe.” Così Francesca Lazzari, responsabile della ONG Avsi, descrive la drammatica situazione che sta colpendo il Paese del cedro a seguito dei recenti raid israeliani. Le conseguenze del conflitto sono devastanti, con oltre 1 milione di sfollati e quasi 2.000 morti, mentre il numero dei feriti ha superato le 10.000 unità.
I bombardamenti incessanti hanno trasformato la vita quotidiana in un incubo, specialmente nelle regioni meridionali, dove la situazione è critica dal 8 ottobre. “Da Beirut ai villaggi del monte Libano e fino al sud, il quadro è catastrofico. Si sentono bombardamenti di continuo, soprattutto di notte, causando un grande stress mentale nella popolazione.”
La testimonianza di Francesca Lazzari è una chiamata d’emergenza. A Beirut, molte famiglie sono costrette a vivere all’aperto, sui marciapiedi o nelle automobili. “Ci sono persone che stanno aspettando nei centri di accoglienza, altre che non trovano posto, e molte che preferiscono non separarsi per restare insieme,” continua Lazzari. Le immagini di Beirut testimoniano un’umanità in fuga, con camioncini che trasportano materassi e mezzi sovraffollati di persone che cercano scampo.
La capitale libanese è sotto attacco. Sebbene le zone meridionali siano le più colpite, i bombardamenti hanno raggiunto anche il centro della città, con un impatto devastante sulla vita civile. Diverse aree di Beirut sono ormai deserte, mentre il traffico che caratterizzava la città è stato sostituito da un via vai frenetico di persone in cerca di salvezza.
In risposta a questa emergenza, Avsi ha attivato una campagna umanitaria intitolata “Help4Lebanon.” L’organizzazione sta fornendo assistenza a 10.000 persone, offrendo cibo, kit igienici, materassi e vestiti a chi fugge senza nulla. “Molti sono traumatizzati, hanno lasciato tutto senza sapere se e quando torneranno a casa,” riferisce Lazzari. Per affrontare le conseguenze psicologiche della crisi, è stato attivato un numero verde con psicologi specializzati e si stanno progettando attività ludico-ricreative per i bambini.
“Il futuro è incerto e abbiamo bisogno del sostegno di tutti,” conclude Lazzari. La capacità di Avsi di continuare le sue operazioni dipende dalle donazioni e dai contributi internazionali. La comunità globale è chiamata a unire le forze per far fronte a una delle crisi umanitarie più drammatiche della recente storia libanese.