"Cartelle cliniche false, ‘no’ a tac e plasma”: le denunce dei familiari delle vittime Covid in audizione alla Commissione d’inchiesta
Roma – La Commissione d’inchiesta sul covid ha ascoltato oggi testimonianze che mettono in luce una realtà inquietante e dolorosa, quella dei familiari delle vittime dell’epidemia. Durante l’audizione, l’avvocata Eleonora Coletta, presidente del Comitato Verità e Giustizia Moscati di Taranto, ha illustrato scene strazianti: “Ecco cosa erano i nostri cari: dei piedi con un cartellino attaccato, dentro una busta”. La Coletta ha avuto esperienze personali devastanti, con la perdita del marito e del padre, entrambi le cui cartelle cliniche sono state oggetto di presunti errori e falsificazioni.
“Mio marito è morto per una tac negata”, ha raccontato la Coletta, riferendosi alla morte del marito di 56 anni, che non ha ricevuto le cure necessarie in tempo. Ha accusato il sistema sanitario di aver ridotto la somministrazione di terapie a un approccio passivo: “La polmonite si curava con la tachipirina”. Le testimonianze denunciano un clima di scetticismo nei confronti delle cure alternative come il plasma iperimmune, mentre i pazienti venivano abbandonati a un trattamento basato solo sulla vigilanza.
L’avvocata ha poi contestato le scelte mediche, chiedendosi “perché i medici credevano nella vigile attesa ma non nel plasma?”. Allargando il discorso, Coletta ha tracciato un quadro di una sanità che si è limitata a trattamenti standardizzati, anche mentre la scienza raccomandava altre opzioni. Ha evidenziato come questi comportamenti siano stati non solo inadeguati, ma addirittura dannosi per molti pazienti.
Sabrina Gualini, presidente del Comitato nazionale Familiari vittime del Covid, ha aggiunto ulteriori lamentele sul trattamento riservato ai malati. “Cosa c’è di umano nel vietare di vedere il nostro caro quando è morto?” ha esordito, denunciando i divieti di visita e le procedure burocratiche che rendevano impossibile dare un ultimo saluto ai defunti. Gualini ha sollevato anche il problema della comunicazione durante la pandemia, denunciando la “scarsa e basata sul terrore”, che ha contribuito a creare un clima di ansia e isolamento.
Un’altra testimonianza significativa è stata quella di Elisabetta Stellabotte, presidente del comitato L’Altra verità, che ha stigmatizzato l’atteggiamento di chi opera nel settore sanitario e politico: “Un atto disumano che vede tutti i politici coinvolti e grande colpevole la Chiesa”. Stellabotte ha esortato le autorità a non trascurare la dignità dei malati e a rispondere alle innumerevoli domande aperte delle famiglie in lutto.
Le audizioni si sono concluse con la richiesta di chiarimenti da parte dei familiari, che chiedono di approfondire le responsabilità sui protocolli seguiti durante la pandemia. “Parliamo di quasi 200mila famiglie: si può ancora credere che un Paese non stupri la dignità del malato per delle linee guida?” hanno affermato i membri dei comitati, mettendo in evidenza la necessità di un’inchiesta seria e approfondita.
Il cammino per ottenere giustizia sembra ancora irto di ostacoli, ma i familiari delle vittime non intendono arrendersi. “Sono anni che aspettiamo”, hanno concluso, mettendo in evidenza la determinazione di portare avanti le loro richieste e di non dimenticare mai le storie delle persone che hanno perso.