L’Italia e l’Albania: un nuovo capitolo nelle politiche migratorie
ROMA – Durante un acceso dibattito alla Camera, la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha difeso il piano migratorio del governo italiano, sottolineando che le recenti scelte politiche sono pienamente in linea con quelle dell’Unione Europea. “Ormai le politiche migratorie del Governo italiano sono diventate le politiche migratorie dell’Ue,” ha affermato Meloni, rispondendo alle accuse del Partito Democratico riguardo a una presunta violazione degli accordi internazionali.
Meloni ha citato una lettera inviata dalla Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen ai leader europei, nella quale si evidenzia che le misure adottate per gestire l’immigrazione illegale hanno avuto effetti positivi. “Delinea una linea d’azione in dieci punti,” ha aggiunto Meloni, “citando in modo specifico l’accordo con l’Albania.”
A brevissimo, l’Italia si appresta a inviare i primi migranti in Albania, come parte di un protocollo che ha sollevato preoccupazioni tra le opposizioni. “I primi migranti in Albania dovrebbero arrivare domani – ha dichiarato – quindi non capisco come potremmo aver violato i diritti umani, visto che il centro è ancora vuoto.” Meloni ha dunque ribadito che il governo sta rispettando il diritto internazionale.
Le polemiche non si fermano qui; Meloni ha anche affrontato la questione della spesa per questo protocollo. Ha sottolineato che “i fondi assegnati per l’attuazione del protocollo con l’Albania sono 670 milioni di euro per 5 anni, ovvero 134 milioni l’anno.” Questa cifra, ha spiegato, rappresenta circa il 7,5% di quello che noi spendiamo ogni anno per accogliere gli immigrati che sbarcano da noi, che sono quasi 1,8 miliardi di euro.”
Con la nuova manovra, il governo mira non solo a gestire meglio i flussi migratori, ma anche a minimizzare gli oneri finanziari per il sistema di accoglienza italiano. La questione delle politiche migratorie rimane calda e divisioni politiche si rafforzano mentre il governo si prepara a implementare un modello che, secondo Meloni, è diventato un faro di riferimento a livello europeo.
Il dibattito è destinato a continuare, mentre l’attenzione rimane focalizzata sulle conseguenze di queste scelte a breve e lungo termine sia per l’Italia che per l’intera Unione Europea.