Massacro a Gaza | Le Nazioni Unite denunciano l’emergenza umanitaria negata da Israele!

Gaza sotto assedio: la crisi umanitaria si aggrava mentre Israele nega l’accesso agli operatori Onu

ROMA – La situazione a Gaza continua a deteriorarsi drasticamente, con le autorità israeliane che hanno negato per la quarta volta l’ingresso a operatori umanitari delle Nazioni Unite nel campo profughi di Jabalia. Secondo quanto riferito da Al Jazeera, il rifiuto di permettere ai soccorritori di accedere alla zona si verifica in un contesto di assedio protratto da diciotto giorni, che ha reso la vita insostenibile per la popolazione locale.

"L’Onu sostiene che la richiesta urgente di accesso al campo profughi di Jabalia per salvare le persone intrappolate sotto le macerie è stata respinta per il quarto giorno consecutivo", ha affermato Gabriel Elizondo, corrispondente di Al Jazeera che segue la situazione per l’agenzia. Dall’inizio di ottobre, solo quattro delle 66 missioni umanitarie pianificate da sud a nord di Gaza sono state autorizzate dalle autorità israeliane.

La crisi si fa sempre più drammatica. "La popolazione di Jabalia è completamente isolata, senza cibo e acqua," denunciano i testimoni. I feriti non riescono a ricevere le cure necessarie, e i soccorritori sono impossibilitati a raggiungere coloro che giacciono sotto le macerie degli edifici distrutti. Alcuni civili, costretti a lasciare i rifugi, sono stati visti ammassati per strada, con file lunghissime di persone in evidente difficoltà.

Testimonianze dirette segnalano che le forze israeliane stanno costringendo le famiglie a separarsi, con uomini e ragazzi da un lato e donne e bambini dall’altro, ordinando il secondo gruppo a dirigersi verso il sud della Striscia. "È in corso un massacro qui, con corpi senza vita nelle strade," avverte il corrispondente di Middle East Eye, Sulaiman Ahmed, sottolineando la gravità della situazione.

Nelle ultime 24 ore, 44 palestinesi sono stati uccisi nel nord di Gaza. Tra questi, dieci persone hanno perso la vita in un attacco contro una scuola-rifugio gestita dall’UNRWA, mentre un altro raid ha colpito una seconda scuola-rifugio, causando ulteriori morti e feriti.

La situazione è descritta come disperata anche dal personale dell’UNRWA, che lancia un "SOS" alle comunità internazionali. “Le persone sono abbandonate e vivono nella paura di morire”, affermano, chiedendo urgentemente una tregua per garantire un passaggio sicuro e la protezione delle vite umane, chiudendo il messaggio con l’hashtag #CeaseFireNow.

In un contesto così complesso, la reazione delle autorità israeliane è stata controversa. Avigdor Lieberman, leader del partito Yisrael Beiteinu, ha dichiarato che “le attività dell’UNRWA devono essere messe fuori legge”, accusando i dipendenti dell’agenzia di essere complici di Hamas.

Mentre la comunità internazionale guarda con apprensione a quanto sta avvenendo, la necessità di un intervento umanitario e di una risoluzione pacifica del conflitto diventa sempre più cruciale. La voce della popolazione di Gaza, colpita e in fuga, continua a chiedere assistenza e protezione.