La leggenda di Buck Shelford: l’eroe del rugby che ha sfidato il dolore
ROMA – Sir Wayne “Buck” Shelford è diventato un’icona del rugby non solo per le sue abilità sul campo, ma anche per la sua incredibile forza di volontà. A lui si deve l’introduzione dell’haka, il celebre rito maori che precede le partite degli All Blacks, ma la sua fama è stata consolidata da una delle partite più brutali della storia del rugby, quella noto come la “Battaglia di Nantes”.
Il 15 novembre 1986, la Nuova Zelanda affrontò la Francia in un incontro che sarebbe rimasto nella memoria collettiva come uno dei più violenti di sempre. “In piedi nel tunnel prima della partita, capii subito che sarebbe stata una giornata intensa,” racconta Shelford, descrivendo gli avversari con il “bianco dei loro occhi iniettato di sangue”. Un’annotazione agghiacciante che suggerisce come i giocatori francesi fossero sotto l’effetto di sostanze, rendendo l’incontro ancor più temibile.
Dopo pochi minuti di gioco, l’inaspettata brutalità della partita si manifestò con un colpo devastante: il tallonatore francese Daniel Dubroca colpì Shelford in un punto vitale. “Probabilmente non se lo ricorderà nemmeno, ma mi ha dato un calcio nello scroto,” racconta Buck, evidenziando il mix di dolore e adrenalina che lo spinse a proseguire. Nonostante il dolore lancinante, il giocatore continuò a combattere, uscendo dal campo solo dopo un colpo alla testa che lo portò ad avere una commozione cerebrale.
Nello spogliatoio, la scoperta di una ferita raccapricciante avrebbe segnato un momento indimenticabile nella sua carriera. “Uno dei miei testicoli mi pendeva tra le gambe,” esclamò Shelford, portando alla luce una realizzazione che avrebbe turbato chiunque. L’eroico tallonatore subì ben sedici punti di sutura, mentre i postumi del colpo alla testa lo tormentavano per mesi.
Questa battaglia, non solo fisica ma anche mentale, dimostra come Shelford abbia incarnato lo spirito del rugby: una combinazione di resilienza, determinazione e un profondo amore per il gioco. La sua capacità di affrontare il dolore e continuare a lottare, proprio come fa ogni grande atleta, lo ha reso un simbolo indiscusso del rugby mondiale.
Oggi, Buck Shelford non è solo una leggenda del rugby, ma anche un esempio di come la passione possa superare qualsiasi ostacolo, trasformando il dolore in una storia di straordinaria resilienza.