Migrante muore ingoiando pile nel centro di accoglienza | Le proteste rivelano una realtà scioccante!

Migrante morto nel centro di accoglienza di Bari: scoppiano le proteste

Bari, 5 novembre 2024 – Una tragedia ha colpito il centro di accoglienza per richiedenti asilo (Cara) di Bari-Palese, dove un ospite di 33 anni è deceduto dopo aver ingerito delle pile in un gesto autolesionistico. La notizia della sua morte ha innescato una serie di proteste da parte dei migranti della struttura, che lamentano la mancanza di assistenza sanitaria e le condizioni di vita critiche all’interno del centro.

Già dalla sera di ieri, i richiedenti asilo sono scesi in strada in segno di ribellione. I manifestanti, disperati per la situazione in cui si trovano, hanno distrutto suppellettili e hanno avviato un corteo che ha attraversato un’area militare circostante. Solo l’intervento delle Forze dell’Ordine ha permesso di placare i disordini, che si sono protratti per diverse ore.

Questa mattina, nonostante l’intervento delle autorità, le proteste sono continuate: circa un centinaio di migranti ha nuovamente preso d’assalto le strade, marciando in corteo e chiedendo a gran voce miglioramenti drastiche nelle condizioni di vita del Cara. Attualmente la situazione sembra sotto controllo, con la polizia che monitora attentamente l’evolversi degli eventi.

Il Cara di Bari-Palese non è nuovo alle cronache. Recentemente è stato l’oggetto di attenzione mediatica per il rimpatrio di cittadini egiziani e bengalesi, alcuni dei quali sono stati reindirizzati proprio verso questa struttura. Questo nuovo incidente ha riacceso le preoccupazioni sull’efficacia dei centri di accoglienza e su come vengono trattati i richiedenti asilo.

In risposta alla tragedia, i sindacalisti della Fai-Cisl hanno lanciato un appello per migliorare le condizioni di vita dei migranti. Il segretario generale della Fai-Cisl Bari, Vincenzo Cinquepalmi, ha dichiarato che “questo drammatico incidente sottolinea la necessità di rafforzare la tutela dei diritti e delle condizioni psicologiche di chi è costretto a vivere in situazioni di grande fragilità.”

Cinquepalmi ha sottolineato come il Cara potrebbe e dovrebbe essere un’alternativa dignitosa alla vita nei ghetti, fungendo da modello per un inserimento lavorativo e per la regolarizzazione delle presenze. Onofrio Rota, segretario generale della Fai-Cisl nazionale, ha più volte affermato che è cruciale per tutte le istituzioni evitare il ripetersi di simili tragedie e migliorare le politiche di accoglienza.

Nella scia di questa tragedia, l’urgenza di cuestioni legate ai diritti umani e all’assistenza nei centri di accoglienza torna a essere un tema di grande attualità, richiamando l’attenzione di tutta la comunità e delle istituzioni competenti.