2024, l’anno più caldo mai registrato | Ecco perché dovremmo allarmarci ora!

Il 2024 sarà l’anno più caldo di sempre: allerta per eventi estremi nel Mediterraneo

Roma, 7 novembre 2024 – Secondo gli esperti del Copernicus Climate Change Service, il 2024 è già destinato a diventare l’anno più caldo mai registrato, con una temperatura media globale che supera di 1,5 gradi i livelli pre-industriali. Questo nuovo record, ammoniscono gli scienziati, rappresenta una grave preoccupazione per il futuro del nostro pianeta, in particolare considerando che il riscaldamento potrebbe perdurare per decenni.

Con un ottobre 2024 che ha segnato il 15esimo mese consecutivo sopra la media, il clima globale continua a dare segnali allarmanti. Samantha Burgess, vicedirettore di Copernicus, avverte che questa situazione dovrebbe aumentare l’ambizione politica in vista della prossima Conferenza sui cambiamenti climatici, COP29. Le attuali politiche, se non modificate, porterebbero a un aumento delle temperature globali fino a 3,1°C entro la fine del secolo, un scenario ritenuto catastrofico dai climatici.

Il Mediterraneo, in particolare, sta vivendo temperature inaccettabilmente elevate. I mari Ionio e Adriatico hanno raggiunto rispettivamente i 23 e i 25 gradi, condizioni che favoriscono fenomeni meteorologici estremi. Francesco Vincenzi, presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi di Gestione e Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (Anbi), sottolinea che tali temperature rendono l’Europa meridionale, Italia in primis, vulnerabile a eventi climatici devastanti.

Ad oggi, è fondamentale che le politiche governative si concentrino sulle misure di adattamento, per prevenire danni irreversibili dovuti alle alluvioni e alle ondate di calore, che già si manifestano a livello globale. "La prevenzione idrogeologica deve diventare una priorità", afferma Vincenzi, richiedendo maggiore consapevolezza da parte dei decisori politici sul rischio climatico e investimenti urgenti in infrastrutture adeguate.

In dettaglio, il rapporto di Anbi espone una situazione critica nel sud Italia. Nonostante abbondanti piogge in ottobre siano state registrate al nord, al sud persistono situazioni di scarsità idrica, aggravando le condizioni già critiche di siccità. Ad esempio, in Sicilia si segnalano accumuli di pioggia insufficienti a colmare il deficit idrico accumulato in un anno di siccità.

Attualmente, le regioni meridionali soffrono di una localizzazione delle piogge spesso inadeguata. In Puglia, ad esempio, le scorte d’acqua negli invasi sono scese a livelli critici, con un deficit di ben l’89%. La situazione è tanto preoccupante che in Basilicata i serbatoi contengono solo il 15% della capacità massima.

Anche se l’ottobre del 2024 ha visto temperature sopra la media, i dati complessivi evidenziano una crescente precarietà idrica in molte regioni italiane, enfatizzando la necessità di sviluppare strategie efficaci per fronteggiare un clima sempre più instabile. Dunque, l’invito è chiaro: l’attenzione politica deve adesso concentrarsi non solo sulla riduzione delle emissioni, ma anche sulle misure di adattamento per proteggere la popolazione e l’ambiente.

Concludendo, questo scenario senza precedenti richiede una reazione urgente e globale, affinché il 2024 non sia solo un triste record di temperature, ma non rappresenti anche un campanello d’allarme per un cambiamento necessario e ormai improrogabile.