Franco Baresi: “Oggi forse non resterei a vita al Milan”
Il mondo del calcio ha vissuto trasformazioni significative nel corso degli anni, e a confermarlo è l’ex capitano del Milan, Franco Baresi. In un’intervista pubblicata sul Corriere della Sera, Baresi ha lasciato trasparire le sue riflessioni su un tema delicato: la sua possibilità di essere un simbolo eterno dei rossoneri in un’epoca in cui i valori del calcio sembrano mutare velocemente.
“Oggi non so se resterei a vita al Milan”, ha affermato Baresi, sottolineando la distanza tra il suo passato e l’attuale panorama calcistico. Questo commento ha, senza dubbio, colpito al cuore i tifosi che da sempre vedono in lui un emblema di devozione e lealtà. L’ex difensore ha ricordato che, a suo tempo, non si era nemmeno avvalso di un procuratore, mentre oggi le cifre e le condizioni di mercato sono drasticamente cambiate.
Baresi, attualmente vicepresidente onorario del Milan e autore di un libro autobiografico, ha rivelato anche aneddoti della sua carriera, tra cui il famoso rigore sbagliato nella finale dei Mondiali del 1994. “Credo che Roberto Baggio si debba tranquillizzare, perché la verità è che senza di lui non saremmo mai arrivati fin lì,” ha dichiarato, esprimendo la sua riconoscenza e ammirazione per il compagno di squadra. Nonostante il dolore per l’errore, Baresi si sente fortunato per aver avuto l’opportunità di giocare in quella finale, un traguardo che conserva tra i suoi ricordi più preziosi.
L’ex calciatore ha anche condiviso una memoria personale toccante riguardo a un grave infortunio nel 1981, che lo tenne lontano dal campo per quattro mesi a causa di un’infezione al sangue. “Passare dal campo alla sedia a rotelle fu un momento delicato,” ha raccontato, dimostrando la vulnerabilità calcistica dietro la figura solida di un atleta.
Oltre ai ricordi sportivi, Baresi ha parlato di esperienze incredibili, come il suo viaggio nella foresta amazzonica, dove ha percepito un frastuono ben diverso da quello di un derby milanese. “Ho visto popoli in un mondo a sé, realtà incredibili che ti fanno pensare quanto è vasto il pianeta,” ha osservato, evidenziando la necessità di dare valore alle piccole cose della vita.
Infine, ha avuto parole di affetto per Silvio Berlusconi, con il quale ha condiviso un rapporto speciale. “Era attento all’atleta, ma anche alla persona,” ha ricordato Baresi, ripercorrendo momenti indimenticabili come il ritiro della maglia numero 6 in suo onore. Anche se gli è stata proposta una carriera in politica, lui ha compreso che il suo carattere non era adatto a quel mondo, dimostrando così la sua radicata dedizione al calcio.
La riflessione di Baresi segna un punto di vista che invita alla meditazione. Il calcio è cambiato, e con esso le aspettative e le scelte dei calciatori, un’evoluzione che testimonia quanto sia fondamentale adattarsi a nuove realtà. Ma, nonostante tutto, la passione per il Milan rimane viva nella sua anima, un legame che solo il tempo potrà chiarire.