Una giovane madre single esclusa dal lavoro a causa della sua “condizione familiare” | È davvero giusto discriminare le lavoratrici per la loro maternità?

Maria, 23 anni, madre single: il suo contratto non viene rinnovato e scoppia la protesta a Bologna

BOLOGNA – In un’epoca in cui si dovrebbe promuovere l’inclusione e l’uguaglianza nel mondo del lavoro, si registra un episodio preoccupante che ha scatenato una forte reazione a Bologna. Giulia, una giovane madre single di 23 anni, non ha visto rinnovato il suo contratto come autista soccorritore presso la Fondazione Catis, un ente che gestisce il servizio ambulanza in convenzione con la Ausl. La ragione? Secondo quanto riportato, la sua “condizione familiare” sarebbe all’origine della decisione, rendendola “indisponibile” al lavoro.

Il caso è emerso quando, alla giovane lavoratrice, è stato comunicato che non sarebbe stata inserita nei turni successivi. “Le hanno detto che non possono investire su di lei, ma Giulia non ha mai creato problemi al lavoro,” ha dichiarato Rita Vaccari della Fp-Cgil di Bologna, la quale ha indetto un presidio di protesta davanti alla sede della Fondazione.

Le parole di Vaccari pongono una domanda cruciale: “Essere madre è davvero una colpa?” La Fp-Cgil ha espresso fermamente la propria indignazione, sottolineando che ogni lavoratrice, a prescindere dalla sua condizione familiare, deve avere pari opportunità di carriera. “La decisione della Fondazione Catis appare non solo ingiusta, ma anche fortemente discriminatoria,” ha evidenziato il sindacato, che sta valutando di intraprendere azioni legali su mandato della lavoratrice.

L’hanno definita una decisione retrograda e inadeguata per il 2024. “Se la motivazione di questa scelta è legata alla presunta difficoltà nel conciliare lavoro e vita familiare, questa è una visione che non può essere tollerata,” ha aggiunto Vaccari, invitando la Fondazione a “rivedere immediatamente questa decisione e a garantire a tutte le madri lavoratrici un trattamento equo e rispettoso.”

Intanto, la solidarietà non manca: i colleghi di Giulia hanno avviato una raccolta firme per sostenere la giovane madre, dimostrando che il suo caso non ha toccato solo la sua vita, ma ha colpito anche il senso di giustizia di chi lavora al suo fianco. La vicenda di Giulia sta sollevando interrogativi non solo sul trattamento riservato alle madri nel mondo del lavoro, ma anche sull’importanza di abbandonare atteggiamenti discriminatori in un’epoca che dovrebbe abbracciare la diversità e l’uguaglianza.