Fermato il cugino di Arcangelo Correra: un gioco tragico si trasforma in omicidio
NAPOLI – La morte di Arcangelo Correra, un ragazzo di appena 18 anni, ha scosso la comunità napoletana. Il giovane è stato ucciso nella mattinata di ieri, ma la dinamica del tragico evento si è rivelata molto diversa da quanto inizialmente pensato: si tratterebbe di un gioco finito male, piuttosto che di un agguato.
A seguito dell’incidente, è stato fermato Renato Caiafa, il cugino 19enne della vittima, il quale si sarebbe presentato spontaneamente alla Questura di Napoli, dove ha confessato l’accaduto e ha anche condotto gli agenti al ritrovamento dell’arma da fuoco coinvolta. Gli inquirenti, attualmente al lavoro per ricostruire i dettagli, ipotizzano che il ragazzo stesse maneggiando una pistola quando è partito accidentalmente il colpo che ha ferito mortalmente Arcangelo.
Le accuse mosse contro Renato Caiafa includono porto illegale d’arma, ricettazione e omicidio colposo. Nonostante la drammaticità della situazione, Caiafa ha dichiarato con disperazione: “Non volevo far partire quel colpo e non so come sia potuto succedere, non ho nemmeno sfiorato il grilletto”.
Un drammatico aumento di violenza giovanile a Napoli
La morte di Arcangelo non è un caso isolato: negli ultimi mesi, Napoli ha visto un incremento preoccupante di episodi violenti tra adolescenti. Arcangelo è la terza giovane vittima in appena tre settimane. Già il 24 ottobre, Emanuele Tufano, solo 15enne, era rimasto ucciso durante uno scontro tra bande. Pochi giorni dopo, Santo Romano, un ragazzo di 19 anni, ha perso la vita per futili motivi in un alterco a San Sebastiano al Vesuvio.
Questa spirale di violenza ha suscitato forti reazioni nell’opinione pubblica e tra le celebrità locali. Il rapper Geolier ha lanciato un appello disperato sui social: "TERRA MIA, IL TUO POPOLO TI STA UMILIANDO A COLPI DI PISTOLA. BASTA", ha scritto, descrivendo la tristezza e l’amarezza del momento.
Sulla stessa lunghezza d’onda si è espresso anche il noto cantante partenopeo Gigi D’Alessio, il quale ha esortato i genitori a insegnare ai propri figli il valore della vita, sottolineando come i giovani non dovrebbero essere costretti a confrontarsi con armi da fuoco. "La vita è bella, non è un gioco. Nun pazziate c’o fuoco", ha esclamato, evocando una riflessione sulla fragilità dell’esistenza.
Un appello alla responsabilità
La tragedia che ha colpito la famiglia di Arcangelo Correra è un triste promemoria delle conseguenze devastanti della violenza e della facilità con cui un gioco può trasformarsi in una tragedia irreversibile. La comunità napoletana si interroga e cerca di capire come affrontare un fenomeno che sembra crescere di pari passo con la disperazione dei giovanissimi, in un contesto sociale sempre più critico.