Bologna in Fuoco e Colore: Corteo Studentesco Contro il Governo Meloni
BOLOGNA – La città felsinea è stata teatro di un’imponente manifestazione studentesca, dove la protesta si è accesa non solo di parole, ma anche di vernice e fiamme. Oggi, un corteo di studenti ha preso di mira esplicitamente la premier Giorgia Meloni e i ministri Valditara e Bernini, imbrattando le loro immagini con vernice rossa e accusandoli di avere "le mani sporche di sangue". Le rivendicazioni, che vanno oltre le spese militari, toccano temi cruciali come l’alternanza scuola-lavoro, un sistema contestato che secondo gli studenti deve essere abolito.
Durante la manifestazione, i nomi di tre giovani studenti, Lorenzo, Giuseppe e Giuliano, tragicamente deceduti in incidenti sul lavoro nel 2022, sono stati evocati dai manifestanti per sottolineare la gravità della situazione. "Hanno le mani sporche di sangue", hanno ripetuto con rabbia, puntando il dito anche contro i sindacati Cgil, Cisl e Uil, ritenuti complici di un sistema lavorativo che mette a rischio la vita dei giovani. Il corteo ha trovato un suo fulcro davanti alla Camera del Lavoro di Via Marconi, dove la contestazione si è intensificata.
Nella cornice di questo acceso dibattito, gli studenti hanno dedicato parte della loro protesta a una critica più profonda al modello universitario attuale, descrivendolo come un sistema che "spinge gli studenti al suicidio".
Il simbolismo della protesta non si è limitato alle parole, ma si è fatto concreto: un’immagine del simbolo della NATO è stata data alle fiamme, accompagnata da un coro di rivendicazioni: "Fuori l’Italia dalla Nato, fuori la Nato dall’Italia". Gli studenti hanno utilizzato un fumogeno e, in un gesto di sfida, hanno distrutto anche il logo di Confindustria, denunciando la "Riforma scuola azienda" che considerano dannosa per il futuro dell’istruzione.
Ma la protesta non si è fermata qui. Un gruppetto di studentesse ha attirato l’attenzione in modo inatteso, inscenando un flash mob in via Indipendenza. Con un gesto provocatorio, le ragazze si sono spogliate, rimanendo in biancheria intima e sollevando un cartello che recitava "Disarmiamo il patriarcato". Questa azione, che ha richiamato l’atto coraggioso di una studentessa iraniana, è servita come denuncia contro la violenza sulle donne e l’oppressione dei diritti femminili, con riferimenti diretti alla triste storia di Giulia Cecchettin e alla battaglia per la libertà d’aborto.
La giornata ha visto quindi una pluralità di voci unite in un unico grido di protesta, segnalando un malessere collettivo verso la direzione assunta dal governo Meloni. Il forte messaggio della manifestazione si è fatto eco in tutta Bologna, unendo le rivendicazioni di diritti lavorativi, sociali e di genere in un’unica, potente voce.