Catania non smette di far parlare di sé, e questa volta a suscitare polemiche è la tassa sui rifiuti, la famosa Tari. Il capoluogo etneo ha raggiunto un triste primato, con la Tari più alta di tutte le città italiane. Questo dato emerge dall’ultimo report di Cittadinanzattiva, che ha posto Catania al vertice della classifica dei capoluoghi più costosi. Un primato che fa riflettere non solo i cittadini, ma anche gli amministratori locali, i quali si trovano a dover affrontare la difficile realtà di una città con una pressione fiscale sulle spalle degli abitanti sempre più elevata.
Una Situazione che Sta Cambiando?
Nonostante la preoccupazione per questo dato, l’Amministrazione Comunale di Catania sta cercando di dare una risposta a questa emergenza. L’assessore all’ecologia, Massimo Pesce, ha sottolineato che la recente introduzione della raccolta differenziata dei rifiuti potrebbe essere la chiave per ridurre la Tari in futuro. Con l’apertura di nuove isole ecologiche e una crescente sensibilità da parte della cittadinanza, la percentuale di rifiuti differenziati è passata dal 22% al 37%, un segno positivo che fa ben sperare per il futuro. L’obiettivo, infatti, è ridurre il tributo, ma per farlo è essenziale che tutti i cittadini rispettino le regole della raccolta differenziata e contribuiscano a combattere l’evasione tributaria. La sfida non è facile, ma la speranza di poter abbassare la Tari esiste.
La Classifica e le Speranze per il Futuro
Nonostante l’ottimismo espresso da Pesce, il dato rimane inquietante: Catania è la città dove si paga più caro il servizio di smaltimento rifiuti, con 594 euro all’anno. Seguono Pisa con 512 euro, Genova con 501 euro, Napoli con 482 euro e Reggio Calabria con 478 euro. Questo posizionamento pone Catania ben lontano da molte altre città italiane. La questione della Tari non è però solo una questione di costi, ma anche di inefficienze sistemiche e di un impegno rinnovato per migliorare i servizi ecologici. I cittadini e le istituzioni sono chiamati a un atto di responsabilità collettiva per abbassare questa imposta che, attualmente, segna un vero e proprio gap sociale per il capoluogo siciliano. Il futuro potrà essere diverso, ma dipende da scelte concrete, da comportamenti responsabili e da una lotta decisa contro l’evasione fiscale.