Strage di civili a Gaza: 66 morti in un raid aereo
A pochi giorni da un nuovo attacco aereo in Gaza, la situazione continua a rimanere critica e allarmante. Almeno 66 persone sono state uccise e un centinaio ferite in un bombardamento avvenuto su una zona residenziale a Beit Lahia, nel nord della Striscia. Le fonti mediche riferiscono che la maggior parte delle vittime sono donne e bambini, un tragico segnale di come i raid stiano impattando pesantemente sulla popolazione civile.
Il fattaccio è avvenuto nei pressi dell’ospedale Kamal Adwan, dove il personale medico si sta adoperando a mani nude per recuperare i corpi delle vittime sepolti sotto le macerie. Le condizioni di lavoro degli operatori sanitari sono disperate, con la mancanza di squadre di soccorso e di forniture mediche che rende l’emergenza ancora più difficile da gestire. Secondo gli operatori sanitari di Gaza, senza un intervento immediato delle istituzioni internazionali, l’ospedale rischia di diventare "un fossato comune".
Questa nuova strage di civili giunge in un momento delicato per la diplomazia internazionale. Negli Stati Uniti, infatti, è stato deciso di votare contro una risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu che chiedeva un cessate il fuoco immediato e il rilascio degli ostaggi. Il Senato americano ha respinto diverse proposte destinate a bloccare l’invio di armi a Israele, nonostante le crescenti pressioni da parte di colleghi come il senatore Bernie Sanders.
Il senatore del Vermont ha espresso forte disapprovazione per l’atteggiamento degli Stati Uniti, dichiarando: “Netanyahu ha violato il diritto internazionale e quello statunitense, bloccando diritti umani e aiuti umanitari. È illegale per il nostro governo continuare a fornire armi offensive”. Le sue parole risuonano forti in un contesto dove la sofferenza umana si fa sempre più evidente.
Mentre la comunità internazionale si interroga su come affrontare questa crisi, la popolazione di Gaza continua a fare i conti con la violenza e l’incertezza. La mancanza di azioni decisive da parte degli organi competenti potrebbe portare a conseguenze inimmaginabili per una popolazione già stremata. Il conflitto sembra destinato a protrarsi, con il rischio che la violenza continui a mietere vittime innocenti.