41 cadaveri in un monastero buddista | La meditazione può davvero andare oltre i confini della vita?

Scoperti 41 cadaveri in un monastero buddista in Thailandia: pratiche di meditazione sotto indagine

ROMA – Nei giorni scorsi, un’inquietante scoperta è stata fatta all’interno di un monastero buddista nella provincia settentrionale di Phichit, in Thailandia, dove le autoritĂ  hanno trovano quarantuno cadaveri utilizzati per pratiche di meditazione. La polizia è ora impegnata a identificare i corpi e a verificare la legalitĂ  delle loro donazioni.

Il monastero di Pa Nakhon Chaibovorn è al centro di un’indagine che mira a stabilire se i corpi fossero stati effettivamente donati legittimamente. Secondo le informazioni fornite da un portavoce del monastero, i resti umani erano accompagnati da certificati di morte e di donazione, e sarebbero stati donati volontariamente da devoti seguaci. Phra Ajarn Saifon Phandito, il capo del monastero, ha dichiarato che i cadaveri erano parte di una “tecnica di meditazione” sviluppata all’interno della comunitĂ .

La scoperta di questi corpi è avvenuta a pochi giorni di distanza da un altro incidente similare, nel quale sono stati rinvenuti dodici corpi mummificati in un monastero della provincia limitrofa di Kamphaeng Phet. Qui, i corpi erano utilizzati anch’essi per pratiche di meditazione, tra cui quello di un bambino, all’interno del Siri Chan Forest Monastery.

La meditazione sui cadaveri, un rituale profondamente radicato nella tradizione buddista thailandese, prevede che i praticanti si siedano accanto a corpi in diverse fasi di decomposizione. Questo rito ha lo scopo di accrescere la consapevolezza della mortalitĂ , incoraggiando i partecipanti a riflettere su come la morte possa colpire chiunque in qualsiasi momento. Sovente, il corpo meditato appartiene a un giovane la cui famiglia ha scelto di donarlo al tempio dopo la morte inaspettata.

In un contesto simile, nel maggio del 2022, la polizia thailandese aveva giĂ  arrestato un leader religioso accusato di far parte di una setta che adorava cadaveri e consumava fluidi corporei con l’intento di curare malattie. Questo nuovo raid e le sue drammatiche rivelazioni sollevano interrogativi su pratiche che potrebbero sfuggire al controllo delle autoritĂ  e sulla loro accettazione all’interno delle tradizioni spirituali.

Mentre le autoritĂ  continuano le indagini, il caso mette in luce le complesse intersezioni tra spiritualitĂ , tradizione e legalitĂ  in un contesto culturale ricco e variegato. La Thailandia, amata per le sue tradizioni buddiste, si trova ora di fronte a una riflessione necessaria sulle pratiche spirituali e su come queste possano essere malinterpretate o sfruttate da individui o gruppi.