“Troppe critiche”, il governo israeliano ora se la prende con la stampa: tagliati i fondi ad Haaretz
Il governo di Israele ha deciso di adottare misure drastiche contro il quotidiano Haaretz, sospendendo la pubblicità statale e bloccando gli abbonamenti sottoscritti da funzionari e amministrativi. La decisione, approvata all’unanimità dal Consiglio dei ministri guidato da Benjamin Netanyahu, è stata motivata dalla “copertura critica” fornita dalla testata rispetto alla recente escalation del conflitto tra Israele e Hamas.
“Un tentativo di mettere a tacere un giornale critico e indipendente”, è stata la reazione immediata di Haaretz, il più antico quotidiano di Israele, fondato nel 1919 e noto per il suo orientamento progressista. La testata ha sostenuto la necessità di indagare sui presunti abusi delle forze armate israeliane sia a Gaza che in Libano, attirandosi le ire del governo.
Il ministro della Comunicazione, Shlomo Kar’i, ha giustificato la misura affermando che “non possiamo permettere che l’editore di un quotidiano riconosciuto chieda di imporre sanzioni contro lo Stato di Israele”. Kar’i ha sottolineato che è inaccettabile finanziare un giornale che, a suo avviso, “supporta i nemici” del paese nel pieno di una guerra, mentre si affrontano minacce esterne.
L’editoriale di Jonathan Lis, corrispondente diplomatico di Haaretz, ha risposto a queste affermazioni avvertendo che “la decisione del governo rischia di contribuire alla demolizione della democrazia israeliana”. Lis ha paragonato Netanyahu a leader autoritari come Putin, Erdogan e Orban, affermando che il governo sta cercando di silenziare le voci critiche. Haaretz ha ribadito la sua posizione, dichiarando che “non indietreggerà e non si trasformerà in un opuscolo che pubblica messaggi approvati dal governo”.
Questa controversia si inserisce in un contesto più ampio di tensioni internazionali e accuse contro Netanyahu, non ultime quelle emesse dalla Corte penale internazionale. La procura dell’Aia ha lanciato un mandato di cattura nei suoi confronti per presunti crimini di guerra e contro l’umanità commessi durante l’ultimo conflitto, inclusi l’uso della fame come arma di guerra e attacchi intenzionali contro la popolazione civile.
La narrazione riguardante Haaretz e il governo di Netanyahu non è solo una questione di finanziamenti. Rappresenta una battaglia più ampia sul ruolo della stampa nella società israeliana e sulla libertà di espressione in un periodo di crescente polarizzazione. La decisione di tagliare i fondi a un giornale di lunga data pone interrogativi sulla salute della democrazia israeliana e sull’equilibrio tra sicurezza nazionale e libertà di stampa.