Femminicidio di Lorena Quaranta: l’indignazione per l’annullamento dell’ergastolo
Roma, 27 novembre 2024 – La sentenza della Corte di Cassazione che ha annullato l’ergastolo inflitto ad Antonio De Pace, il compagno di Lorena Quaranta, ha suscitato un’ondata di indignazione e preoccupazione. L’Unione Donne in Italia (Udi) ha espresso la sua ferma opposizione, sottolineando come l’omicidio di Lorena, una studentessa di medicina di soli 27 anni, non possa essere ridotto a una semplice questione di stress psicologico legato alla pandemia da Covid-19.
Secondo l’Udi, “non si strangola la compagna per stress da Covid”, commentando il carattere efferato del delitto avvenuto il 21 marzo 2020 a Furci Siculo. La studentessa fu brutalmente strangolata e colpita ripetutamente con una lampada. La motivazione della Cassazione, che attribuisce parte della responsabilità allo “stress da Covid”, ha scatenato numerose reazioni allarmate tra esperti e politici. “Si rischia di offendere la memoria della vittima e di compromettere la fiducia nel sistema giudiziario”, si legge nel comunicato.
Un comportamento ossessivo e un contesto complesso caratterizzavano la relazione tra Lorena e De Pace. Dall’analisi dei messaggi sul cellulare della vittima emergeva un clima di violenza e possesso, con il compagno che si sentiva inferiore alla fidanzata per via della sua carriera. La situazione richiede una riflessione profonda su come i crimini di genere vengano trattati in ambito legale e sul rischio di giustificazioni per comportamenti violenti.
Le senatrici Valeria Valente e Cecilia D’Elia, insieme al senatore Filippo Sensi, hanno presentato un’interrogazione al ministro della Giustizia, evidenziando preoccupazioni simili riguardo alla sentenza della Corte. “Se ogni femminicidio viene letto attraverso il prisma dello stato emotivo del colpevole, rischiamo di legittimare ogni omicidio”, avvertono i membri dell’Udi, sottolineando l’urgenza di un cambio di rotta nei procedimenti giudiziari.
Il padre di Lorena ha espresso il suo dolore e la sua frustrazione, insistendo sul fatto che “non c’era alcuno stress”. De Pace, infatti, era attivamente sociale e ludico, nonostante l’emergenza pandemica. “La giustizia deve dare una risposta. Voi donne lottate, ma la giustizia si deve fare”, ha affermato il padre in un’intervista, evidenziando la lotta per una vera giustizia in nome della figlia.
Dopo più di quattro anni dalla tragica scomparsa di Lorena, l’appello della Corte di Cassazione chiede un riesame del caso, sottolineando la necessità di considerare in modo approfondito l’origine e la natura dei fattori che hanno portato all’omicidio. Gli esperti avvertono che una tale interpretazione potrebbe creare pericolosi precedenti per la giurisprudenza riguardante i crimini di genere.
In chiusura, la questione del femminicidio di Lorena Quaranta rappresenta non solo un caso giudiziario, ma un vero e proprio campanello d’allarme. La società italiana è chiamata a riflettere sulla sua cultura della violenza di genere e sulla necessità di proteggere la dignità e i diritti delle vittime, in modo che simili tragedie non si ripetano più.