Kuwait condannata a risarcire oltre 1,5 milioni | Ma quanti operai sono ancora esposti all’amianto?

Risarcimento Milionario per la Famiglia di un Lavoratore Morto a Causa dell’Amianto nella Raffineria di Napoli

NAPOLI – Si è concluso con un significativo risarcimento il contenzioso legale che ha coinvolto la famiglia di V.T., un ex dipendente della Kuwait, già Mobil Oil Italiana. L’uomo, che ha lavorato per 22 anni presso la raffineria di Napoli, è deceduto nel dicembre 2016 a causa di un mesotelioma pleurico, malattia legata all’esposizione a polveri e fibre di amianto. Il giudice del Lavoro del tribunale di Roma ha riconosciuto la responsabilità della società e ha condannato la Kuwait a risarcire i familiari con un total di oltre 1 milione e mezzo di euro.

L’entità del risarcimento arriva a un totale di 444.787 euro a titolo di danno biologico e circa 300.000 euro per ciascun familiare, che comprende la vedova e i tre figli. Questo risultato rappresenta un’importante constatazione della fragilità delle condizioni lavorative in contesti ad alto rischio come quello petrolchimico.

L’esposizione prolungata e non tutelata all’amianto è stata indicata come la causa principale della malattia e, nel ricorso presentato dalla famiglia, si faceva riferimento a vari aspetti critici del suo operato: lavorava in un ambiente contaminato, a stretto contatto con tubi e cavi in amianto, e spesso senza alcuna protezione adeguata. L’inadeguatezza dei dispositivi di sicurezza, come mascherine e sistemi di aspirazione, ha giocato un ruolo fondamentale nella tragica situazione.

Dall’istruttoria del giudice e dalle consulenze medico-legali, è emerso un quadro allarmante in merito alle condizioni di lavoro all’interno della raffineria. Le responsabilità della Kuwait sono state chiaramente individuate, sottolineando l’utilizzo della “fibra killer” senza restrizioni e mettendo in evidenza l’assenza di misure cautelari.

Ezio Bonanni, avvocato della famiglia e presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto (ONA), ha espresso soddisfazione per questa pronuncia che segue una lunga battaglia legale. Ha dichiarato: “Si tratta di una importante pronuncia perché conferma il rischio amianto anche nel settore petrolchimico. L’elevata incidenza di casi di mesotelioma dimostra la necessità di un’accelerazione nella bonifica e messa in sicurezza del Sin relativo proprio a Napoli, come abbiamo più volte richiesto.”

Questa vicenda accende nuovamente i riflettori su un tema di grande attualità e importanza: la sicurezza sul lavoro e la necessità di proteggere i lavoratori da materiali pericolosi come l’amianto, con particolare riferimento a settori che storicamente hanno presentato anomali elevati di patologie correlate. La speranza è che provvedimenti simili possano contribuire a una maggiore consapevolezza e a misure preventive più efficaci, affinché tragedie simili non si ripetano.