A Gaza non è genocidio, sostiene Liliana Segre: "Termine abusato per compiacimento"
Roma – In un intervento fortemente critico apparso sul Corriere della Sera, la senatrice Liliana Segre ha chiarito la sua posizione sulla guerra in corso a Gaza, rifiutando di etichettare le azioni israeliane come genocidio. Con la sua esperienza di sopravvissuta ad Auschwitz, Segre ha scelto di utilizzare la sua voce per richiamare l’attenzione su un uso rispetto al termine “genocidio” che definisce come “strumentale” e “infondato”.
“Le parole, a volte, diventano clave”, esordisce Segre, sottolineando l’importanza di una terminologia corretta in un contesto così complesso e delicato. Negando le affermazioni secondo cui le operazioni israeliane a Gaza rappresenterebbero un genocidio, la senatrice ha affermato che "nella drammatica situazione di Gaza non ricorre nessuno dei due caratteri tipici dei principali genocidi", invitando invece a considerare gli eventi in corso come crimini di guerra e crimini contro l’umanitĂ .
Segre non manca di esprimere il suo profondo rispetto per tutte le vittime di questo conflitto, affermando di aver sempre condannato le violenze, invocato un cessate il fuoco e manifestato solidarietà per i civili innocenti, indipendentemente dalla loro etnia o religione. Tuttavia, evidenzia come “o ti adegui e ti unisci alla campagna” che accusa Israele di genocidio, oppure rischi di essere etichettato come "agente sionista".
Secondo la senatrice, l’abuso della parola genocidio è pericoloso per diverse ragioni. Innanzitutto, afferma che questa terminologia, usata con tali leggerezza, rischia di alimentare sentimenti di vendetta e di proiettare un’immagine di male assoluto su Israele. Segre avverte che tale demonizzazione non solo è ingiusta, ma può risultare controproducente nel perseguire una pace duratura nella regione.
Inoltre, Segre mette in guardia contro i pericoli del negazionismo e della banalizzazione dei genocidi, un fenomeno che, secondo lei, “porta a rivalutazioni delle peggiori dittature”. La senatrice invita a fare attenzione a come il linguaggio possa influenzare la percezione storica e contemporanea delle atrocità commesse contro l’umanità .
Concludendo il suo intervento, Segre sollecita una riflessione più profonda e consapevole sul conflitto israelo-palestinese, chiamando a una lotta autentica contro le ingiustizie senza ricorrere a accuse strumentali, affinché si possa costruire un futuro di convivenza e rispetto reciproco.