Luca scappa dalla tortura: la drammatica verità sulla persecuzione dei cristiani in Cina | Perché il mondo ignora questa crisi umanitaria?

VIDEO | La storia di Luca, perseguitato perché cristiano: “Violenza e torture dopo l’arresto”

ROMA – La drammatica testimonianza di Luca, un cristiano fuggito dalla Cina, mette in luce le gravi violazioni dei diritti umani perpetrate dal Partito Comunista Cinese (Pcc). In un’intervista esclusiva con l’agenzia Dire, Luca racconta l’orrore vissuto durante la sua detenzione e le torture subite a causa della sua fede nella Chiesa di Dio Onnipotente.

“Spero che il governo italiano accenda attenzione su quello che accade ai cristiani in Cina,” afferma Luca, sottolineando come il Pcc operi con impunità, negando il rispetto dei diritti umani. La sua storia, definita un "inferno" personale, inizia nel 2002: in un incontro di fede, la polizia fa irruzione e Luca viene arrestato.

“Volevano sapere chi fosse il capo della chiesa, ma io non volevo essere Giuda,” racconta, spiegando che, per difendere i suoi fratelli di fede, ha scelto di non cedere alle pressioni degli interrogatori. “Sono stato picchiato con cinture di cuoio e i poliziotti si sono messi sopra di me,” descrive, testimoniando una brutalità disumana che ha sconvolto la sua vita.

Il racconto di Luca è costellato di episodi di violenza sistematica: “Nel centro di detenzione gli agenti hanno istigato i detenuti a picchiarmi,” rimarca, rivelando il clima di terrore instaurato all’interno delle carceri cinesi. La tortura psicologica e fisica è stata una costante durante gli anni di detenzione, fino alla sua liberazione nel 2005.

Una volta libero, la vita di Luca è segnata dalla perdita e dall’angoscia: “Mio figlio vive con una zia e da allora non lo vedo più.” La sua famiglia, distrutta dalla repressione, non riesce a riunirsi: “Ho scoperto che anche mia moglie era fuggita e di lei non ho notizie.”

Oggi, Luca vive in Italia, dove ha presentato richiesta di protezione internazionale. “Siamo stati in assoluto i primi in Europa ad occuparci di questi casi,” racconta Raffaella Di Marzio, direttrice del centro studi Lirec, evidenziando come le domande di asilo per cristiani cinesi siano spesso rifiutate, esponendo queste persone a gravi rischi di persecuzione al ritorno in patria.

“Dal 2022 su un sito cinese sono comparsi i nomi dei cinesi fuggiti in Italia,” denuncia Di Marzio, sottolineando come ciò rappresenti una vera e propria “caccia alle streghe” che mette in pericolo non solo i richiedenti asilo, ma anche le loro famiglie in Cina.

Luca chiude la sua testimonianza con una nota di angoscia: “Per la mia fede sono stato trattato in modo disumano. Chi crede in Dio in Cina viene perseguitato, la mia famiglia è stata distrutta.” La sua storia serve da monito e appello affinché l’attenzione internazionale rimanga alta sulle persecuzioni religiose in Cina e sulla necessità di proteggere i diritti umani nel mondo.