L’Arabia Saudita e lo Sportswashing: 910 Contratti per Rifarsi l’Immagine
L’Arabia Saudita ha stipulato un impressionante totale di 910 contratti milionari con diverse discipline sportive a livello mondiale, nel tentativo di migliorare la propria immagine attraverso un progetto noto come sportswashing. Questa rivelazione proviene da un’indagine condotta dall’organizzazione danese "Play the Game", che ha esaminato la vasta rete di accordi che Riad ha stabilito nel settore sportivo.
Secondo lo studio, il calcio emerge come il principale obiettivo degli investimenti sauditi, con ben 194 contratti stipulati. Non si limita però solo al pallone: anche altri sport beneficiando di questo afflusso di denaro. L’inchiesta dettaglia la seguente distribuzione dei contratti: 123 nel boxe, 92 nel golf, 70 nelle arti marziali miste, 54 negli sport motoristici, 36 nel tennis, 22 in atletica leggera, 14 nel ciclismo e 13 nel padel.
La complessità di questa rete di investimenti solleva interrogativi sul conflitto di interessi, poiché sono stati identificati ben 1.412 collegamenti tra alti funzionari del regime saudita, enti politici e aziende statali, che potrebbero compromettere l’integrità dello sport.
Questo intenso focus sugli sport è parte integrante di un piĂą ampio progetto di sviluppo nazionale, il Vision 2030, delineato dal principe ereditario e primo ministro, Mohamed Bin Salmán. Questa visione prevede una diversificazione dell’economia saudita, oggi fortemente dipendente dal petrolio, e il miglioramento dell’immagine del paese a livello globale.
Il Public Investment Fund (PIF), il fondo sovrano saudita, risulta essere il maggior investitore nello sport, con 346 contratti all’attivo, mentre la compagnia petrolifera Aramco segue con 71 contratti. Questa potente alleanza tra sport e finanza è destinata a cambiare gli equilibri competitivi a livello internazionale, soprattutto nel settore calcistico.
Recentemente, l’Arabia Saudita ha ottenuto la candidatura ufficiale per diventare Paese ospite dei Mondiali di calcio del 2034, un passo significativo che avviene all’indomani dell’approvazione della FIFA, che ha scelto di ignorare le numerose segnalazioni riguardanti le violazioni dei diritti umani nel paese.
In conclusione, l’inchiesta di "Play the Game" mette in luce non solo l’enorme volume di investimenti dell’Arabia Saudita nello sport mondiale, ma anche i potenziali rischi di conflitti di interesse e le implicazioni etiche di tali pratiche, evidenziando come il denaro possa talvolta sovrastare i valori fondamentali dello sport.