In Libano continuano i raid di Israele e i movimenti delle truppe nel sud
ROMA – La situazione in Libano diventa sempre più critica, con il cessate il fuoco tra Israele e Hezbollah che sembra vacillare. Secondo fonti della stampa libanese, l’esercito israeliano ha intensificato le operazioni militari nel sud del Libano e nella Valle della Beka’a, portando a un tragico aumento del bilancio delle vittime. Il ministero della Sanità di Beirut ha confermato che le ultime azioni militari hanno causato almeno dodici morti dall’inizio della settimana, di cui sei soltanto nella giornata di ieri, durante un raid a Haris, che ha lasciato anche due feriti.
La tensione è ulteriormente alimentata da un attacco aereo avvenuto stamani, in cui un drone israeliano ha lanciato un missile sulla località meridionale di Beit Lif; al momento non si hanno notizie di vittime. I rapporti indicano che Israele ha violato più di 50 volte il cessate il fuoco firmato lo scorso 27 novembre, e il presidente ad interim del Parlamento libanese Nabih Berri ha denunciato la gravità di questa situazione.
Nonostante gli accordi di cessate il fuoco mediati da Stati Uniti e Francia, il movimento delle truppe israeliane prosegue: sono segnalati spostamenti di carri armati e soldati nelle località di Khiam e Aïtaroun. Questa escalation ha portato Hezbollah, per la prima volta dall’inizio del cessate il fuoco, a rivendicare l’attacco missilistico contro le Fattorie di Shebaa, un’area contesa tra Libano, Israele e Siria, affermando che ciò rappresenta un "ammonimento preliminare" per le ripetute violazioni dell’accordo israeliano.
Israele ha risposto con fermezza, con il primo ministro Benjamin Netanyahu che ha condannato i lanci di missili di Hezbollah e ha avvertito che "Israele risponderà con forza". La giornata di ieri è stata classificata come la più sanguinosa dall’inizio del conflitto, e la continua escalation presenta gravi rischi per la stabilità dell’intera regione.
In un contesto di conflitto instabile, l’auspicio è che le pressioni internazionali possano contribuire a ripristinare un dialogo pacifico e a evitare ulteriori perdite umane.