Rigopiano, la Cassazione condanna l’ex prefetto Provolo | I responsabili della strage stanno finalmente pagando?

Rigopiano, la Cassazione conferma la condanna per l’ex prefetto Provolo: un capitolo di giustizia si chiude, ma il dolore rimane

Il 3 dicembre 2024 rappresenta una data significativa nella lunga e complessa vicenda giudiziaria riguardante la tragedia di Rigopiano, il resort abruzzese colpito da una devastante valanga il 18 gennaio 2017. La Corte di Cassazione ha confermato in via definitiva la condanna dell’ex prefetto di Pescara, Francesco Provolo, a un anno e otto mesi di reclusione per la sua responsabilità nell’evento che costò la vita a 29 persone e lasciò 11 sopravvissuti.

La sentenza, emessa dalla sesta sezione penale della Cassazione, ha portato a una riqualificazione della responsabilità di Provolo, riformando la decisione di secondo grado. Oltre a lui, la Corte ha disposto un processo bis per il sindaco di Farindola, Ilario Lacchetta, e per i dirigenti regionali coinvolti nel caso, accusati di omicidio colposo aggravato e lesioni colpose aggravate.

L’incidente di Rigopiano ha evidenziato numerosi errori e sottovalutazioni da parte delle autorità locali e regionali, tra cui la mancata attivazione di protocolli di emergenza nonostante le previsioni di maltempo avverse. L’assenza di misure preventive, come la chiusura e la pulizia delle strade, ha contribuito alla tragedia, che ha colpito duramente sia chi si trovava al resort per svago sia i lavoratori impiegati nella struttura.

Fuori dalla sede della Cassazione, si sono radunati i familiari delle vittime, molti dei quali portavano cartelli e foto in memoria delle persone scomparse. Questo dimostra che, nonostante siano passati sette anni dalla tragedia, il dolore e la rabbia sono ancora palpabili tra chi ha subito la perdita dei propri cari.

Durante il precedente processo d’appello, erano arrivate otto condanne e ventidue assoluzioni, con figure chiave come il sindaco Lacchetta condannato a due anni e otto mesi e diversi dirigenti regionali condannati a pene variabili. La condanna di Provolo, che include reati per omissione di atti d’ufficio e falsità ideologica, si aggiunge a una serie di responsabilità stabilite dal sistema giudiziario nei riguardi di coloro che non hanno impedito che si verificasse la tragedia.

Il procuratore generale, nella sua requisitoria, ha richiesto l’annullamento delle assoluzioni dei dirigenti regionali e ha chiesto un nuovo processo per Provolo, suggerendo che ci siano ulteriori elementi da considerare riguardo le accuse di concorso in omicidio colposo e depistaggio.

A corollario di tutta la vicenda, è stata realizzata una docuserie da Sky Italia e un podcast intitolato “E poi il silenzio”, che raccontano la tragedia di Rigopiano attraverso le testimonianze di sopravvissuti e familiari delle vittime, ponendo l’accento sugli errori del sistema amministrativo e politico.

La sentenza di oggi chiude un’importante fase di questa drammatica storia, ma lascia aperti interrogativi sulla responsabilità e sull’accuratezza delle misure di sicurezza adottate dai nostri amministratori in situazioni di emergenza. La lotta per giustizia continua, sostenuta dall’impegno e dalla memoria di chi ha perso tutto.